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Salita.

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E' come scalare una montagna. Ma qui il problema è che alla cima non si sa quando ci si arriverà. E vedere i tuoi occhi, pensare a quello che ti è successo, sono cose che tolgono il fiato, ancora adesso, sempre di più. E allora a volte penso che dovrei evitare di guardarti, per il mio bene. Dovrei cercare di ripartire senza pensare a quello che è stato, pensandola darwinianamente. Ma come provare anche solo a mettere da parte chi mi ha donato la vita, anche solo per 5 minuti? Pas possible.
Intanto oggi ho iniziato a studiare la morte, con attenzione, dubito servirà ma quantomeno inganno il tempo. I pomeriggi, credimi, passano con una lentezza paurosa.
C'è bisogno di allargare la famiglia, di riportare un pò di sorrisi in questa casa pervasa dal dolore e da un malcelato senso d'ingiustizia.
Come fare? Come resistere?

"Il passato ha in sé il dolore
Ma la memoria è gioia" (Miele Amaro, Tazenda)

Sarà poi vero?

Ciao, mamma.

Nel silenzio della cameretta..

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..oggi si piange. Si piange di gusto.
Come se bastasse per riportarti qui da me, da noi.
Invece l'unico effetto è quello di far venire gli occhi rossi e di far consumare fazzoletti di carta.
Mi vedi? Aiutami.

Ciao, mamma.

La paura di pensare.

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A volte mi prende, molto spesso per la verità, in questo periodo.
Se mi concedo il tempo di pensare, di riflettere su ciò che è successo, mi vengono colpi di calore.
Devo sforzarmi di non farlo, anche se è una lotta impari.

Ciao, mamma.

Quel bacio.

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Stamattina sono passato dalla scuola, dalla scuola in cui tutto parla di te.
E pochi secondi prima di andarmene il tuo Enea, il tuo 5° figlio "acquisito", quello che stravedeva per te, quello che quando ti accompagnavo a scuola ti saltava subito in braccio e a me non mi "calcolava" neanche, beh, Enea stamattina mi ha dato un bacio. E oltre al bacio per me ci sono stati minuti di brividi, quasi mi dovessi sentire fuori posto, perché proprio a me? In fondo mi conosce solo come "il mio bambino" come dicevi tu a lui, mamma.
Fino a 5minuti fa pensavo fosse stata Sonia a mandarlo verso di me per salutarmi e per darmi il bacio, ma lei mi ha appena detto che non l'ha fatto.
Se non è stata lei, a chi devo questo regalo?
E allora in questi giorni in cui sto gettando la maschera e mi sto ritrovando solo e vuoto, mi aggrappo al pensiero/speranza che Enea sia stato guidato da te a correre verso di me e a darmi quel bacio sulla guancia. Che quel bacio sia un TUO bacio.
Se così è, io da quella scuola voglio passarci ogni giorno, fino alla fine dei miei giorni, nella speranza che uno dei tuoi bimbi (perché sono tutti tuoi) vorranno sempre regalarmi i baci che tu, mamma, non puoi più regalarmi.

Ciao, mamma.

Non dovrei, ma non ce la faccio.

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Inizio a non sopportare le famiglie complete, felici, senza traumi e drammi.
Mi sembra tutto ingiusto. So che tu non lo vorresti, mamma, ma è più forte di me.
Non auguro del male a nessuno però..però.
Scusa.

Ciao mamma.

Vuoto.

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Cara mamma, più passano i giorni, più il vuoto scava dentro e lascia dietro di sé solo pensieri inutili che continuano a rincorrersi.
E, afferrandoli all'improvviso, te li riporto per come li vivo.
Da una parte sono conscio del fatto che se disgraziatamente dovessimo perdere presto anche papà, 4 fratelli con una casa enorme, 4 vite ancora da scrivere, sarebbero veramente persi. E la disperazione che abbiamo sfiorato dopo il tuo ultimo saluto (anche se sarebbe più giusto dire che non l'abbiamo solo sfiorata), si farebbe devastazione, ansia, tumultuosa angoscia.
Però, come ho detto a papà, al tuo uomo, nei giorni subito successivi al dramma, da un'altra parte, per come vi conosco, per tutto il bene che vi siete voluti, vorrei che voi poteste incontrarvi di nuovo presto, nell'altra dimensione. Per il bene tuo, per il bene di papà. Manchi a tutti, tantissimo, manchi da star male anche se so che è l'ultima cosa che vuoi. Manchi a papà, in primis, che dovrà ringraziare il bilancio consuntivo da presentare, dovrà ringraziarlo perché gli ha permesso di tenere la mente occupata in questi 25 giorni. Ma quando non ci sarà più quello (e, tra poco, avrà finito) cosa succederà?
Altro pensiero. Dio solo sa quanto tu sia stata fino all'ultimo speranzosa e attaccata alla vita, ma attaccata alla vita non per egoismo, al contrario, per generosità. Sapevi e sai quanta gente si reggeva su di te. E non parlo solo di noi. Ecco, in questo momento io mi chiedo (e sono domande che difficilmente avranno risposta), tu come ci vedi da lassù? Cioé, soffri nel vederci "vivere" ancora? Non vai dal Grande Capo a tirargli la giacchetta e a dirgli, ma scusa, là hanno ancora tanto bisogno di me e poi a me piaceva vivere! Perché non mi hai fatto restare lì ancora un pò? Ecco, è una cosa che mi toglie il sonno. Noi qui e magari tu che ci guardi con invidia. Dimmi che non è così, ti prego.
Ho bisogno di leggere molto, di "documentarmi". L'uomo ha paura di tutto ciò che non capisce. L'uomo, in particolare quello moderno, non capisce la morte. Per cui è giusto studiarla.
E io dovrò farlo. Perché ho paura della morte, non tanto della mia (lo assicuro) ma quanto di quella delle persone a cui voglio bene. Che senso ha.
Per questo dovrò leggere, dovrò aiutarmi nel formare dentro di me convinzioni più solide, per quanto poi anche le teorie ci abbandonino a noi stessi. Non bastano.
Ma io non mi basto più oramai, per cui un tentativo alternativo posso farlo, devo farlo.
Che caldo oggi.

Ciao, mamma.

Tutti uguali.

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E' una delle cose che mi spingono a lottare ancora, cara mamma.
La morte ci rende tutti uguali, azzera le differenze e lascia il silenzio. Questo è un passaggio, obbligato, che ci condurrà da un'altra parte. Ed è quest'altra parte che mi interessa.
Il resto mi interessa relativamente, molto relativamente.

Oggi la pressione è risalita un pò, mamma. Domani spero di poter tornare al lavoro.

Ciao, mamma.

Svenimenti.

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Dear Mum, scusa ma stanotte non sono riuscito a scriverti. Come sicuramente saprai (visto che credo e spero che ci guarderai tutti, sempre) ho passato una nottata assurda. Tu sai bene che io non ho mai sofferto di svenimenti. Ecco, invece in 7 ore sono svenuto 3 volte. 2 volte nell'arco di 20 secondi a casa di Alberto F. per la cena dei Resp. della "bassa" e poi la terza volta stamattina in bagno a casa. Come se papà non avesse abbastanza pensieri...mi ha appena detto che stamattina ho rischiato di fargli fare un infarto. Ma cosa succede? Perché tutte 'ste cose assieme?
Stanotte, verso l'una, ho anche rimesso tutta la cena di ieri, sebbene le cose mi fossero piaciute molto e adesso ho 38° di febbre. Beh, quando stanotte ero davanti al lavandino a vomitare l'anima ho pensato a te, al tuo ultimo mese e mezzo assurdo e a tutte le volte in cui eri tu ad avere conati. Ed è qualcosa di impensabile, di non narrabile. Cosa devi aver provato in questi ultimi 50 giorni? Solo Dio lo sa, forse. Perché Dio a volte mi dà l'impressione di sapere solo quello che gli interessa.
E qui chiudo perché sennò butto a terra il portatile e inizio ad imprecare.

Ci sentiamo presto, metti una mano sulla spalla di papà, te ne prego.
Ciao, mamma.

Repeat.

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Dear Mum, sono passati 21 giorni e io sono un frullato.
Tu mi conosci, meglio di me, per cui sicuramente capirai il mio disappunto nel vedermi così, nonostante tutto quello che è successo. Ho paura perché sono convinto che la botta per me non sia ancora arrivata. Esorcizzo questa paura continuando a correre, come facevo prima, pieno di inutili impegni. Quando l'unico impegno che vorrei veramente sarebbe quello di raggiungerti il prima possibile. Che grande sforzo è vivere, per me.
Che grande gioia è sempre stata per te, vivere.
E intanto io continuo ad esorcizzare la paura ripetendo continuamente la solita "storiella" a chi, premuroso, mi chiede come va. Come vuoi che vada?
E allora parte il disco. Vivo giorno per giorno, non faccio programmi a lungo termine, è dura, ma mamma ci guarda dall'alto. Cose così, insomma.
E dimentico i sensi di colpa, perché ne ho molti e tu lo sai se mi vedi da lassù.
Chissà cosa starai facendo lassù in questo momento. E' strano pensarti ferma, tranquilla, rilassata, dopo la vita frenetica e piena di impegni che ti sei costruita, che ha permesso ad un casino di persone di stare meglio.
Sai, controllo ancora il gas alla sera. E anche i chiavistelli della porta. E quando controllo la porta mi viene il flash dei giorni che hai passato nella casa, nella TUA casa, costipata dentro a quattro pezzi di legni che noi umani chiamiamo bara. Ci è restato il corpo, per qualche giorno.
Un corpo che non capiamo però, un corpo su cui Veronica ha pianto, su cui tanta gente ha pianto, su cui io sono rimasto attonito. No feelings.
Cos'è questa? E' forza o è solo non coscienza degli eventi?
Cos'è?
E intanto ripeto, mi ripeto.
E torno giù a controllare il gas.

Ciao mamma, notte.

Senza far tanto rumore.

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Come ci piace da qualche tempo a questa parte.
Certo che se da Windsor addirittura qualcuno chiede di continuare a parlare, è dura dire di no.
Per cui parlerò, anzi, sussurrerò.
Sussurrerò per combattere questo blocco psicologico, anzi, questo bloggo psicologico.
E più mi sforzo di farmi forte, più mi manchi, cara mamma.

Da domani quasi quasi ti scrivo.
Ciao, notte.