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Il paese delle nebbie.

E' questo, è il mio, è dentro di me.

E allora, tra una pagina de "La via lattea" e degli esperimenti acustici qui a casa, ho il tempo di pensare, visto che il Servizio Civile è finito e lo studio per gli ultimi 4 esami non è ancora iniziato.

Penso al "senso" di tutto questo correre, disperato tentativo di contrastare l'effetto dirompente della nebbia invernale, del cotone che non tiene abbastanza caldo e della lana che di caldo ne tiene anche troppo. Alzo la voce per non sentire il dolore.

La quotidianità è fatta di 3 macchine che ogni sera bisogna mettere via rispettando l'ordine di uscita mattutino, di luci di alberi, presepi, stelle, tutte luci accese per contrastare la lugubre penombra connaturata nelle quattro mura della casa che si chiama "Parva Domus" e nella quale abitiamo.
Una casa di cui non è rimasta traccia della "Iucunda Mansio" che faceva da sottotitolo al nome della modesta (neanche troppo) dimora di questo nucleo familiare di 5 persone.

Chi questa casa l'ha sognata, cercata, voluta e riportata in vita, ora non vive più.
Vive, in un altro modo, mi sforzo sempre più di credere.
Ma non si vede.

E io vorrei vederti, invece.

Ciao, mamma.

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