Twitter
RSS

Il mondo, se te lo carichi sulle spalle, pesa. Troppo.

0
Però non puoi dire che non stia lottando. Sto lottando come un forsennato per dare un senso a tutto questo macerarmi dentro.
Purtroppo, come ho detto anche stasera al G.G.s.b., è tutto un reset continuo. Fai un passo, ti alzi un attimo e poi torni giù.
Ho ancora i palloncini in macchina.

Ciao, mamma.

Basta poco.

0
Basta poco per ripiombare nel baratro.
Chiudere la porta e uscire.
Basta un roditore.

Mi spiace.

Ciao, mamma.

PS: scusa, so che non ti rendo onore.

28.

1
Come i buoni motivi per finire l'Università in fretta.
Come le volte durante il giorno in cui penso di perderMi.
Come i litri di pioggia che mi sono preso in testa oggi causa la genialata di dimenticare l'ombrello in macchina.

Non riparto ma almeno faccio finta.

Ciao, mamma.

I sommersi e i salvati.

0
Sono sempre più persuaso dell'idea che il mondo, "stringi stringi", si divida in due categorie.
Quelle che ho scritto lì, poco più in alto, riprendendo la dicitura di Primo Levi, uno che era un salvato ma si sentiva comunque sommerso. Ed è morto sommerso.. E qui sta piovendo parecchio, per cui ti lascio immaginare.
Mi sento molto sadico in questo periodo. Mi piacerebbe poter avere una siringa gigante per poter iniettare in ogni persona nel mondo (anche se tante non ne hanno bisogno perché sanno di cosa sto parlando) un pò della "fragilità" che, da quel giorno che sai tu, accompagna tutto quello che faccio.
E' incredibile pensare a volte come basti un solo evento a cambiare la storia di una, dieci, mille vite.

A noi, a te, questa cosa è successa. E' cambiata la tua vita.
Sono cambiate le nostre. Ridi e poco dopo ti chiedi perché stai ridendo. Guardi le persone che ti stanno vicine chiedendoti: "tra quanto ti perderò?".

Fino all'ultimo giorno abbiamo sperato. Fino all'ultimo giorno io mi sono fatto forte di qualsiasi notizia su terapie, ritrovati medici, cure che potessero tenerti vicina a noi. Qui con noi.

Ora non mi interessa più. Mi arriva a casa la tessera dell'AIRC e la butto. Mi arriva il giornalino e non riesco a sostenere lo sguardo, anche solo per la copertina. Sento parlare della malattia, per radio, e spengo la radio. Idem per la tv.

Eppure. Eppure qualche segnale qua e là si vede. Magari sono io che devo guardarmi meglio dentro.
Ma è troppo poco. O, meglio, non mi basta più.

Domani inizio i 2 mesi di terapia per la patologia rara.
Domani do il primo esame dopo un anno e mezzo all'università.
Domani, respiro.

Siamo sommersi, siamo I sommersi.

Ciao, mamma.

Vitamina C.

0
Per cui spremute d'arancia frequenti durante la giornata.
E poi cortisone, per 2 mesi, prima di un'altra gastro di controllo.
Questa la terapia contro la rara disfunzione che, pensa un pò, ho scoperto di avere.
Se ne sa poco, così mi è stato detto. Bene.
Non c'è che dire, sono proprio speciale.

Ciao, mamma.

Yes, man.

0
Film molto interessante, soprattutto a livello di "concetto".
Ma io ho il problema inverso, devo imparare a dire dei NO. Devo imparare, soprattutto, a DIRMI dei NO.

No, no e poi no.
Sennò finisce che mi guardo allo specchio e non mi riconosco più.
Non è giusto, nei miei confronti, nei confronti degli altri, nei tuoi confronti soprattutto.

Ciao, mamma.

Un ragazzo.

1
Intanto, buon anno.

Stasera, dopo circa 2 anni (credo), ho rivisto "About a boy". E' uno di quei film che cito sempre quando qualcuno chiede informazioni riguardo i miei generi cinematografici preferiti. Le commedie disimpegnate alla "About a boy". Ma forse in realtà non è vero niente. Forse non ci ho capito mai niente di quel film, di questo film. Forse ho iniziato a capirlo solo ora. Anche stasera mi ha fatto fare gli occhi lucidi. Cazzo, è una commediola in disimpegno, no? Perché gli occhi lucidi? Forse c'è qualcosa di più, sotto.

Scena madre di stasera.
Marcus a Will (=Hugh Grant): "Hai ragione, tu non puoi aiutarmi. Come potresti? Sei solo una persona stupida che ciondola in giro, che guarda la tv e compra cose. Non te ne importa di nessuno e a nessuno importa niente di te".

Forse è questa la mia vera natura. E lo dico senza un minimo di autocommiserazione, di falsa modestia, di masochismo macchiato di autocompiacimento. Per una volta cerco di essere realista.
Forse tutto quello che faccio "per il prossimo", lo faccio per me, per sentirmi in pace con me stesso. Come quando Will va a comprare le scarpe a Marcus, un pò di sterline per sentirsi meglio.
Forse è questa la mia vera natura. E allora, se le cose stanno così, prima di "riuscire a mandare tutto a puttane" (altra cit. dal film), conviene che ci dia un taglio, netto, col passato.
Basta con la menata che siamo tutti isole. Basta con l'amore=sfida. E' ora di riprendere ad amare, a soffrire, a sbatterci la testa, a smetterla di intrallazzare come se fossi un povero fissato.
In questi giorni di festa mi è capitato di fare pensieri e discorsi assurdi, senza contare che tutto svanisce nel nulla della neve e viene spazzato via dal vento.

Ma guarda te se certe riflessioni dovevano saltarmi fuori dopo aver ri-visto una commedia in disimpegno. E io non sono, esteticamente, Hugh Grant eh. Ma neanche lontanamente.

E, forse, il bello delle feste è che prima o poi finiscono. E quando finiscono viene il momento di tirarsi su le maniche.
Da domani, anzi, essendo passata la mezzanotte, da oggi.
Non da domani, da oggi.

Ti ho qui di fianco, per favore, aiutami anche tu.

Ciao, mamma.