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Mi hanno detto.

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Mi hanno detto che sono un tipo complicato.

Ciao, mamma.

Il buio.

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Forse, a 26 (quasi) anni, sto iniziando a capire cosa significhi per me stare al buio.
Non è tanto l'assenza di luce a crearmi problemi, anzi, mi piace, dentro casa, muovermi a luci spente, fidandomi delle mie sensazioni e cercando di mettere i piedi nei posti giusti. Non me la cavo neanche male peraltro.
E' altro, per me, il buio. Il buio è quando io non riesco A DARMI LUCE. E quando non riesco A DARMI LUCE? Quando provo ad essere quello che non sono, quando metto su la maschera del latin lover de noantri, del seduttore, quando dico cose che non penso, quando mi spaccio per quello che non sono.

E' nell'accettazione di me stesso che trovo la felicità. Nella semplicità, nella concretezza. E' arrivato il momento di tagliare i ponti con le mille pseudo-liaison che hanno circondato (e di cui mi sono circondato) in questo periodo.

Non ho bisogno di emozioni a tempo determinato. Ho bisogno di stabilità, prima di tutto interiore.
Ho bisogno di darmi luce. Allora, forse, potrò essere pronto fare scelte importanti, che incidano davvero sulla mia esistenza.

Non posso pensare di arrivare agli -anta anni scoprendo di aver riempito di nulla la stagione forse più piena della vita.

So che non sarà una svolta da poco, anzi. Richiederà parecchio impegno. Richiederà un distacco progressivo dalle "macchine", dal telefono, maledetto compagno di viaggio, dal pc, purtroppo indispensabile (in certi momenti) mezzo di comunicazione.

Devo ripartire da me, senza le propaggini tecnologiche.
Dalle mani, dagli occhi, dal cuore.
Non più dal mouse, dal monitor e da un microprocessore.

Forse da solo non ce la farò, però se puoi, tu, aiutami.

Ciao, mamma.

Seven pounds.

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Come quelle che mi merito io.
Come il film che ho visto stasera.

Fortuna che le carte le ho già compilate e già mandate a chi di dovere. Ora aspetto risposta.

Per il resto, stage iniziato, i soliti innumerevoli danni causati dal testosterone che ormai sembra veramente non essere più controllabile, momenti di vergogna personale, brividi sulla pelle.

E poi regali fatti (libri), regali ricevuti (sorrisi), frullati di emozioni (a volte inutili, a volte necessarie).

Il solito, insomma.
O forse no?

Ciao, mamma.

Si inizia, non si finisce.

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Si inizia lo stage.
Non si finisce mai di imparare.

Ciao, mamma.

Configurazioni.

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E se poi invece tutto si esaurisse in una serie continua di configurazioni e riconfigurazioni?
Come nel pc. Installi programmi nuovi, debelli i virus (a volte non ci si riesce, comunque, ecco una somiglianza con la real life), decidi di potenziare il sistema aggiungendo ram, comprando un hard disk nuovo. Cambi sistema operativo. Insomma, tante diverse operazioni. Con il vantaggio che quasi tutte le suddette operazioni sono ripristinabili. Se mi accorgo che qualcosa non va bene, se sono stato così previdente da creare un punto di ripristino, posso tornarci.

Nella vita non è così. Non ci sono punti di ripristino, sennò ci sarei già tornato ovviamente.
Questa è l'enorme differenza, quello che a volte mi fa svegliare di notte.
Non ci sono punti di ripristino, non si può ripristinare nulla di ciò che è stato.

E quindi non posso farti tornare con noi.

Quando sento di vite che nascono, penso a te e sono felice, anche se solo per un attimo.

Ciao, mamma.