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Ma quanto ci vuole a capire che..

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..alla fine quel che resta è solo l'amore?
Nonostante non ci sia niente da festeggiare. E non ce ne sarà più.

Ciao, mamma.

Chiudendo gli occhi..

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..scivoli via da me. Da me.

E non solo da me. Pensa che oggi, dopo credo una vita e mezza, ho raggiunto la soglia dei 100 sms inviati, una quantità esagerata di parole, abbracci regalati e auguri venduti a prezzo basso causa crisi. E l'unica consolazione è la Giù che porta dentro sé il futuro, un futuro che si tinge di rosa, un futuro che avrà il tuo nome.
Se chiudo gli occhi, forse ti riprendo.
Poi stasera apro a caso "Il cacciatore di aquiloni" che, essendo moda, non ho letto e tu sai bene a che pagina l'ho aperto. Incredibile. E' diventata un'ossessione oramai, un insieme di immagini, un insieme di istantanee, di parole, per definire quello che è anche un segno zodiacale.
Un'ossessione. Il cancro.
Chiamalo come vuoi, quello è.
Quello era. E non mi importa quello che sarà, ho qui di fianco la tessera dell'AIRC, fatta poco prima della fine di tutto. Ma non mi interessa di nuove scoperte, di nuovi ritrovati della scienza applicata alla medicina. Medicina che come non ha salvato te, non mi interessa che salvi me.
E non si parla di commiserazione, è quello che penso.
Qui lo dico e non lo nego.

Ciao, mamma.

Ah, dimenticavo, buon natale.

L'anti-vigilia.

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Oggi è l'anti-vigilia. Ma a me dell'anti-vigilia nella sua accezione "alla latina" (o alla latrina? boh..) di ante vigilia (cioé, prima della vigilia) non interessa granché, in tutta sincerità.
Interpreto l'anti-vigilia come una mission (come usano dire quelli bravi).

Io sono ANTI VIGILIA. A cosa serve vigilare su un qualcosa che, anno dopo anno, è sempre più svuotato del suo reale significato? Come posso vigilare io con le 200 cose che anche quest'anno mi sono trovato a dover portare avanti, nell'approssimarsi della festa della natività.
E poi questo per me, per noi come famiglia (e tu lo sai bene), è un anno che di "nativo" non ha avuto niente, anzi.

Il dazio con il destino, con il disegno del cosmo, con il motore di tutto, lo abbiamo pagato. Anzi, lo HAI pagato, tu che non ti meritavi di doverlo pagare in questo modo.

Il bimbo nasce, il bimbo piange, tu non ci sei più e noi piangiamo. E se non c'è consolazione per una madre che piange il proprio figlio, non c'è alcuna consolazione neanche per 4 figli e un marito che piangono la loro madre e moglie.

Pray for us.

Ciao, mamma.

Chiedimi se sono felice (cit.)

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In realtà dovrei esserlo, perché qualche buon motivo ci sarebbe.
Le emozioni, l'augurio notturno con la S.C., la prima assoluta, i "Risto", il prof. Morandi che riesce ad emozionare anche il papà con le sue riflessioni, le due cuginette in arrivo, la vita che riparte, nonostante tutto, la vita che hai contribuito anche tu a rendere così ricca.
Non serve dire altro oggi, mi accontento.
Ti voglio bene.

Ciao, mamma.

Diario di un dolore.

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Iniziato alle ore 00,50 di stanotte.
Concluso alle ore 2,30 di stanotte.

Non consola, sicuramente non è stato scritto con l'intento di consolare.
La sensazione di trovarmi ad ogni pagina ad annuire, a dire, anche io la penso così.
E poi stare male ancora, forse più di prima.

Ciao, mamma.

Grazie Fabio.

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Grazie per le 3 ore che mi hai regalato.
Grazie per questo che mi hai regalato.
Grazie per la vita che regalerai a chi avrà (sempre più) bisogno di volare, almeno con la mente.
Grazie.

Ciao, mamma.

Non mi riconosco più.

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Anche ieri sera non mi sono riconosciuto, ma alla fine non è successo niente.
Sono un'accozzaglia di esperienze, le più diverse tra loro, le più distanti da me.
Eppure i buoni propositi ci sono sempre, a casa le cose sembrano anche migliorare un pò, qualche progetto a lungo termine c'è, ieri sono andato addirittura a comprarmi da vestire.
Però la percezione netta è quella che nessuno qui in casa si riconosca più. Tutti saremmo pronti per un grande salto, nel vuoto probabilmente.
A volte penso che la tua assenza, sotto un limpido cielo africano, con un bambino in fin di vita tra le braccia, vittima della fame, beh, questa assenza sarebbe meno pesante, meno opprimente.
Tutti dovremmo sentirci parte di quest'anima mundi.
Ma allora sto parlando di Dio o della Natura?
Dio? Natura?
No, niente domande oggi.

Ciao, mamma.

Il paese delle nebbie.

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E' questo, è il mio, è dentro di me.

E allora, tra una pagina de "La via lattea" e degli esperimenti acustici qui a casa, ho il tempo di pensare, visto che il Servizio Civile è finito e lo studio per gli ultimi 4 esami non è ancora iniziato.

Penso al "senso" di tutto questo correre, disperato tentativo di contrastare l'effetto dirompente della nebbia invernale, del cotone che non tiene abbastanza caldo e della lana che di caldo ne tiene anche troppo. Alzo la voce per non sentire il dolore.

La quotidianità è fatta di 3 macchine che ogni sera bisogna mettere via rispettando l'ordine di uscita mattutino, di luci di alberi, presepi, stelle, tutte luci accese per contrastare la lugubre penombra connaturata nelle quattro mura della casa che si chiama "Parva Domus" e nella quale abitiamo.
Una casa di cui non è rimasta traccia della "Iucunda Mansio" che faceva da sottotitolo al nome della modesta (neanche troppo) dimora di questo nucleo familiare di 5 persone.

Chi questa casa l'ha sognata, cercata, voluta e riportata in vita, ora non vive più.
Vive, in un altro modo, mi sforzo sempre più di credere.
Ma non si vede.

E io vorrei vederti, invece.

Ciao, mamma.

Send a message.

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Come quando tu scrivi a una ragazza, che magari ti piace pure, pure troppo. E in cambio ricevi 2 kg e mezzo di silenzio. A volte capita.
Questa sera sono passato a trovarti, mi hai visto? Erano le cinque e un quarto circa. Era già abbastanza buio e quei lumini, quelle lucette elettriche non lasciano indifferenti. Siamo pur sempre in un cimitero. E te l'ho chiesto questo segnale. Questo messaggio. Tornavo dal convegno di San Martino Buon Albergo, Salvaconnome. Un convegno che volevo vedere come degna conclusione del Servizio Civile, che in realtà ha avuto la sua fine ieri per me. Un anno. E tutti se ne dispiacciono, chi più chi meno. Perché mi sa che ogni tanto riesco pure a farmi voler bene. Perché è già passato un anno, caspita, zà pasà un anno, passa in pressia el tempo eh. Te sé piasesto? Te sito catà ben? Peccato solo che in mezzo a quest'anno ci sia stata QUELLA COSA. Cosa che ha proprio tagliato a metà il Servizio Civile. Prima metà. Tragedia. Seconda metà.
Insomma, convegno oggi, per darmi un tono anche io, perché l'argomento mi interessava, perché ci sarebbe dovuto essere Giovanni Minoli che apprezzo molto molto (salvo poi non venire causa problemi di volo, in ritardo di svariate ore. Sarà stato uno degli ultimi respiri di Alitalia, boh), perché avevo voglia di ri-parlare dopo un anno con il professor Volpato. Sai com'è, mi manca ancora il suo esame della specialistica. E anche lui è sembrato molto toccato quando gli ho dovuto spiegare i motivi del mio anno "diverso".
Però oramai i miei occhi sono irrimediabilmente segnati. Vedo tutto distorto. E mentre ero giù nel livello sotterraneo della bella Biblio di San Martino, nettamente il più giovane dei "convegnisti", non potevo non osservare in disparte questi bibliotecari/esperti di raccolte/conservatori di beni librari e chiedermi quanti anni di vita ognuno avrà ancora davanti. Quanti di loro, perché statisticamente potrebbe accadere, potranno ammalarsi della malattia bastarda che ha portato via te. Magari quel % sono io, sarò io. E' tutta così la vita. Un guardarsi intorno contando gli anni, anzi, contando i sei mesi. Alla fine è tutta questione di questi sei mesi che ormai sono diventati l'unità di misura di tutta la mia esistenza. Io finora ho vissuto 50 sei mesi. Sono un cinquant'enne insomma.

Beh, il segno è arrivato. Entro dalla porta di casa e Veronica piangente mi dice: "Umbe, non volevo che la mamma morisse. La voglio ancora qui con noi".
E io che le posso dire? Dimmi tu cosa le posso dire.
Qualcuno me lo dica.

Anzi, non qualcuno, TU.
Se come DEVO credere, mi stai guardando, illuminami.
Tu puoi. Forse solo tu.

Ciao, mamma.

EDIT: devo ricordarmi di non ascoltare più "Gravity" di Sara Bareilles fino a che scrivo in questo posto. Sto rischiando di bagnare la tastiera con le lacrime. Ci mancherebbe pure questa.

Alleluja.

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ALLELUJA

Voglio tornare a dirlo anche io.
Credendoci, però.

Ciao, mamma.


Sei mesi. Oggi.

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E tutto sembra ancora così irreale. Che da una parte penso sia anche un bene, perché come ti ho già detto non vorrei mai "abituarmi" all'assenza, adagiarmi sull'assenza. Ma finché Veronica continuerà a vederti viva, nelle sue parole e nei suoi gesti, potrò continuare a coltivare la speranza di incontrarti ancora. Magari per strada, come Truman con suo padre, fatto fintamente morire in mare. E qui, che di finzione non si vede ombra, sogno di potermi ritrovare, ritrovandoti.
Sai, mi sto tenendo i capelli lunghi, non me li vado a tagliare. Da una parte sono un fastidio perché me li ritrovo negli occhi, però per il momento mi vado bene così.
Ti piace l'idea di Veronica per la stella? A me sì, molto.
E la casa con queste luci di Natale, spudoratamente anticipate, assume connotati diversi. Sembra un pò più viva. Ne abbiamo bisogno.
Come ho bisogno, quasi tutte le sere, di andare giù in cucina prima di andare a letto per dare una pacca sulla spalla a papà. Non so perché, ma mi viene naturale.

Sei mesi. Non pensavo sarei arrivato a sei mesi. Ora ci sono.
Quanti sei mesi mi mancano ancora?

Ciao, mamma.
Ciao, angelo del focolare.

Se parlassi tu per me.

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Se tu guidassi le mie parole, i miei comportamenti, i miei gesti. Sogno ogni giorno di sentire la tua voce chiamarmi da dietro un angolo della casa, della tua casa.
E coltiverò questo sogno finché non sarò io ad esalare l'ultimo respiro e finché il mio corpo non sarà portato dove è anche il tuo.

Manchi, tremendamente.

Ciao, mamma.

Tante scoperte.

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Ho scoperto che "insospettabili" mi inseguono sulla rete.
Ho scoperto che nulla mi fa più felice del suscitare un sorriso in Matteino o Veronica.
Ho scoperto che ormai gli allunghi mi spaccano.
Ho scoperto che senza luce non ci vedo niente però le cose si fanno più interessanti (mi si è bruciata la lampadina della camera stasera).
Ho scoperto che se finché c'è vita c'è speranza, dopo la vita l'unica mia speranza è che ci siano certezze.
Ho scoperto che tra un mese è Natale e questo sarà il primo Natale senza di te.
Ho scoperto che anche quest'anno non mi renderò conto che sarà Natale, troppo preso dalle 1000 cose che dovrò "gestire".
Ho scoperto che la vita virtuale mi sta sempre più stretta.

Ciao, mamma.

Un'amara considerazione.

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Un'amara considerazione si fa largo a spallate tra queste ultime settimane di nulla (nella mia mente).
Dev'essere semplice, finché tutto ti va bene, essere sereno. Finché tutto ti va bene, appunto.

Ciao, mamma.

E invece no.

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Perché certe cose scriverle qui non serve a niente.

Ciao, mamma e grazie per la tombola di Matteo.

Ora no.

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Perché sono troppo stanco e tra 5 ore devo alzarmi per prepararmi per Volpino.
Però domani sera se ce la faccio scrivo, ti scrivo.
Perché ne stanno succedendo di cose.

Ciao, mamma.

Lo spostato.

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Sono io.

Ciao, mamma.

The end will be my beginning.

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Stamattina ho fatto un esame all'ospedale di Borgo Roma. Non un esame di tutti i giorni. Una cosa fastidiosa, parecchio fastidiosa. Sono tornato nei corridoi che non più tardi di cinque mesi fa mi hanno visto camminare nervosamente decine di volte tra la camera in cui eri sdraiata tu e il resto del reparto, nel vano tentativo di respirare. Sarà per quello che è stata una giornataccia. E non solo per la gastro a cui mi sono sottoposto. Non soltanto per la sedazione che mi ha reso una larva per diverse ore. No, c'è di più. C'è che mi rendo conto sempre di più che il velo si è squarciato e il mondo "pseudo-perfetto" in cui ho cercato di barcamenarmi per 25anni non esiste più. E non è questione di tempo, sono stanco di sentir dire che è solo questione di tempo. Il mio sguardo è rivolto altrove.
Anche oggi, essere in ospedale e vedere gente 3 volte più vecchia di me, farmi domande, imprecare, annullarmi nel tentativo di sentire meno il peso della tua assenza, vedere papà che fa gli occhi lucidi ogni 2 per 3 ormai, anche lui in preda a corse forsennate nel tentativo di sedare il suo dolore.
Non ce la si fa, non ce la si fa.
The end will be my beginning.
E non mi importa, sinceramente, di sapere quando sarà l'end.
Potrebbe essere anche ora.

Ciao, mamma.

Sono decisamente stanco.

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E qui di mezzo non ci sono pseudo-esami di coscienza, parabole depressive o quant'altro. E' la realtà, fisica, dei fatti. Sono decisamente stanco. Un pò per gli orari cretini che faccio ogni sera, un pò per la vita sregolata che conduco, pur non lasciandomi andare a chissà che eccessi.
Resta il fatto che qualcosa deve cambiare, che qualcosa devO cambiare.

Le amicizie contemporanee? La gran parte delle amicizie contemporanee? E' ipoddizzante. O creativizzante. Ti scarichi l'mp3 e ti ascolti quello. Quando sei stufo cambi. E' la triste realtà che sperimento su di me, sia come scaricatore che come scaricato.

Cos'è eterno? L'amore e il dolore che ho per te.
Ciao, mamma.

Pure emotion.

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E non è per il goal.
Non è per la vittoria.
E' perché mi ha fatto ripensare a tutte le volte in cui tornavo a casa confidandoti la mia felicità per aver segnato. E tu un pò sbuffavi per la roba sporca da lavare, ma eri felice. Felice di vedermi felice.
Spero che tu mi abbia visto.

Ciao, mamma.

Mi aiuto con la musica.

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Non mi sono mai piaciuti i blog infarciti di testi di canzoni. Non mi piace delegare i miei pensieri a pensieri già tradotti su carta e su pentagramma da artisti o pseudotali. Ma in questo momento ho bisogno di farmi aiutare, soprattutto se l'artista in questione si chiama Francesco Tricarico.
Ecco, credo sia giusto non aggiungere altro, se non che prima o poi moriamo tutti e questo dev'essere il mio approdo ultimo. Ma devo attraccare con il sorriso del mondo al mio fianco.

Ciao, mamma.

Un'altra possibilità di Francesco Tricarico

Chi conosce il dolore
in giovane età
tende a fare agli altri
quel che subìto lui ha
meccanismo inconscio
apposta lui non fa
l'imbianchino imbianca
i mobili il falegname fa
questo comportamento
complesso il meccanismo
ma nell'ingranaggio
basta una granello di sabbia
così incontrando l'amore
perchè abbia amor per dolore
piangi vendetta di vittima
ho capito ora basta dolore perchè

C'è
sempre un'altra possibilità
perchè c'è
ancora un'altra possibilità
c'è
sempre un'altra possibilità
per capire
per perdonare
per cambiare
e tornare ad amare

Nell'hotel ristorante
il cuoco la cena farà
il vino è buono
bevuto con il mio amor
quest'estate stupenda
uomo e donna saran
una vacanza di sogno
come mai prima sarà
come picchiare i figli
perchè piacchiato sei stato
come abbandonare
perchè abbandonato sei stato
come picchiare la moglie
perchè il padre picchiava la madre
ma il sole ancora riscalda
l'estate più bella sarà
ora basta è giunto amore con lui la comprensione meccanismo consequanziale saltato
e c'è e c'è e c'è e c'è e c'è e c'è e c'è

C'è
sempre un'altra possibilità
perchè c'è
ancora un'altra possibilità
si c'è
sempre un'altra possibilità
per cambiare
per migliorare
per capire
e finalmente amare
c'è
sempre un'altra possibilità
ma c'è ancora un'altra possibilità
perchè c'è
di nuovo un'altra possibilità
per cambiare
per perdonare
per capire
e finalmente tutto amare
basta un'ora.

Niente da dire.

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Qui sta proprio cadendo tutto.

Ciao, mamma.

How's It Going to End?

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Non lo so, sul serio.
Il mio amico Truman alla fine però ce l'ha fatta ad uscire dalla cupola.
Io? Ce la farò?

Ciao, mamma.

Impotenza.

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Mangio impotenza (assieme al pane, maledetto, che non dovrei mangiare), respiro impotenza, vivo di impotenza. Come fanno "gli altri" a dirti di non piangerti addosso, di reagire, di tirare fuori "la forza che hai dentro" (cit.)?
Come fanno, se non sanno? Non sanno, non sanno proprio niente.
Non sanno cosa voglia dire vivere come quelli che son sospesi, con un papà che, vivaddio, si sta facendo delle corse che manco Bordin dei bei tempi, con una casa da far finta di mandare avanti, a fatica, con 1000 impegni da programmare e con quel perdurante senso di colpa che ti si appiccica sulle spalle e ti fa fare un passo avanti e due indietro.
E senti il peso del tempo che passa (tra 5 giorni sono 4 mesi, mamma) ma vedi tutto in funzione di quel 30 maggio. Che senso ha? Contare il giorno e considerare che, per una vita standard, dovrei vivere altri 50 di questi anni, cioé altri 150 di questi 4 mesi?
Cosa resta delle mie giornate, delle tante cose da fare, di tutto il tempo che wasto (all'inglese) davanti a questo pc, del desiderio (neanche tanto nascosco, per la verità, in questo periodo) di avere al mio fianco una persona che provi a farmi tornare a sorridere?
E poi quella disillusione nei confronti di tutto. E' una delle cose che più mi aprono il petto. La disillusione. Non che fosse salutare vivere costantemente respirando aria sana e pulita di utopia, ma questo salto, dio, questo salto.

Sì, mi sto piangendo addosso, beh, non ti va?
Allora vai a leggere da un'altra parte, che qui scrivo per me, non per te.
Scrivo per me, nella speranza, un domani, di potermi rileggere e di rendermi conto che il peggio è passato.

Mamma, miss you.
umberto

Sei forte.

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Dovunque tu sia ora, sei forte.
Lo sei sempre stata.
E ti ringrazio, perché sei l'unico motivo per cui io sono ancora in piedi.

Ciao, mamma.

umberto

Questione di tempo.

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"Dai, il tempo cura le ferite. Con il tempo vedrai che il dolore si sentirà meno vicino, te ne distaccherai".

E poniamo il caso che io non voglia staccarmi da questo dolore. Poniamo il caso che io non voglia dimenticare, dimenticarti. Poniamo il caso, al contrario, che l'avere costantemente vicino il tuo fulgido esempio mi aiuti a non sedermi mai sulla vita, a trasmettere ai miei nervi la tua ansia di vivere, la tua voglia di fare del bene.

No, non voglio che il tempo curi le ferite. Voglio che le mie ferite siano sempre ben aperte e sanguinanti, così da ricordarmi che quello che io sono lo devo a te e che devo rendere giustizia a te solo cercando di fare quello che hai sempre fatto tu nella tua vita: amare.

Ah, abbiamo comprato la Vaporella Polti ieri. E oggi ci ho stirato sopra.
Sono un incapace, ma finché stiro ti rivedo lì con me. Solo per questo stirerei per tutta la vita.

Ciao, mamma.

L'ansia, quell'ansia.

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Quell'ansia di vivere tutto con la massima intensità, possibilmente presto, possibilmente subito.
Perché di tempo ce n'è, perché tutti noi abbiamo in testa un count-down.
Oggi sono tornato indietro di 3 mesi e mezzo, partecipando alla Messa di Resurrezione di un'altra mamma, di un paese vicino al mio, morta a 45anni a causa dello stesso male che ti ha portato via, mamma.
E tra le comari che in sagrestia non hanno fatto altro che chiacchierare e le lacrime facili di chi non si rende conto che il giorno più triste non è quello del distacco, bensì sono tutti i giorni successivi, in cui gradualmente una persona prende coscienza dell'assenza, insomma, tra tutto questo, un pò di commozione mi ha preso alla gola e ha stretto forte.
Penso che andrò a trovare a casa queste due figlie rimaste e il povero marito. Dopotutto siamo sulla stessa barca.

Per il resto big confusion, rido, scherzo, lavo per terra, pulisco, dormo poco, vado ai corsi di formazione a Padova per il Servizio Civile, ho 3 impegni a sera, depenno con facilità assurda persone dalla mia lista "friends". Non mi riconosco più, in sintesi.
Sarà colpa di quell'ansia?

Ciao, mamma.

No Vuman, no cry.

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Pesci, Febr 19-Marzo 20, - Il compagno della vita
Preoccupato e gentile, ma egoista contemporaneamente. Astuto.Ottimo baciatore. Sempre il centro dell'attenzione. Attrattiva alta. Deve sempre avere l'ultima parola e ce l'ha. Facile da trovare, difficile da mantenere. Qualcuno con chi passare un momento divertente. Eccessivamente raro ma nel buon senso.. Molto buon senso dell'umorismo, ma può cambiare improvvisamente all'opposto!!! Meditabondo. Ottiene sempre quello che vuole. Ama fare scherzi. Molto popolare. Avvolgente, divertente e dolce.

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Che sia vero, mamma?
Tu che mi conosci più di chiunque altro.

Ciao, notte.

How to disappear completely.

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Una confusione derivante dai baci, dalle emozioni, da una tempesta ormonale che mi sta attraversando da parte a parte in questi mesi.
E in questo frullato mi ritrovo da solo, alla fine, a fare i conti con quello che ho in mano, che è molto di più di quello che mi cade per terra.

Ciao, mamma.

Shhhhhhhh.

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Quante parole, buttate addosso al vento.
Shhhhhhh.

Pater.
Ave.
Gloria.
Salve Regina.

Stop.

Ciao, mamma.

Come se.

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Come si bastassero le gocce di sudore che bagnano la terra che ci separa, quando durante la mia corsa serale passo a salutarti e mi siedo di fianco a te, per farmi sentire meglio. Per bagnarti la fronte. Per farmi sentire meno in colpa.
Invece non cambia nulla. E il problema sono io, ovviamente. Me lo dicono in tanti.
Ma il problema si deve togliere prima o poi. E il problema sono io.#2

Ciao, mamma.

La parabola del buon discendente.

0
Prosegue senza intoppi (anzi, un intoppo c'è stato e si è chiamato camposcuola 3a tappa) la discesa agli inferi del sottoscritto.
Mi ci sto impegnando proprio e ritengo che i risultati siano soddisfacenti.
Forse dagli inferi, quando sentirò che le fiamme inizieranno a scaldarmi come si deve il deretano, mi convincerò a tentare la scalata.
Sta di fatto che non voglio vedermi, non voglio vedere parecchia gente e non voglio vedere le stelle.
2 ne ho viste il 10 agosto. E che belle anche, soprattutto la prima.
Microcosmo, aspettami.

Ciao, mamma.
Il tuo deludente figliuol.

Il coraggio che avevi tu.

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E io invece mi faccio schifo.
E non poco.

Ciao, mamma.


Deludente.

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Su tutta la linea (oddio, di linea in 'sto periodo proprio non se ne parla, visto come mi sto "lasciando andare" con il cibo).
Comunque sono deludente, mi sento deludente e sono sicuro che tu concordi con me, mamma.
Dopo un primo periodo in cui mi sentivo cresciuto, responsabilizzato, ora sembra che abbia ripreso la vita di prima e la cosa mi dispiace. E' tutto troppo lungo, dilatato, anche se io sto riempiendo il mio tempo di mille cose. Ma manchi ogni giorno di più.
Ho bisogno di qualcuno.
Ho bisogno di te.

Ciao, mamma.

Riempire il vuoto.

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Di cosa? Non certo di poesia. Non aiuta in questo momento.
Ci vorrebbe ben altro. Ci vuole ben altro. La sensazione di correre sempre, essenzialmente per nulla, l'ossessione sempre presente di valutare tutte le situazioni alla luce di quello che è successo, la rabbia che invece di calare tende a crescere, giorno dopo giorno. Una salita che si fa sempre più aspra. E la meta, per cui ci crede, quindi in teoria anche per me, a cui aspirare. Troppo lontana per i miei gusti.
Mamma, se mi sposo ti voglio regalare presto un nipotino o una nipotina, che tu, spero, veglierai dal cielo.

Forse quello potrebbe aiutarmi a riempire il vuoto.
Ah, ieri con Verrinho, Marta, Sonia e tutti i bimbi ucraini, oltre a Matteo&Veri, siamo venuti a salutarti. Lacrime che colpiscono come giavellotti.

Ciao, mamma.

L'eternità.

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Lo penso spesso in questi giorni, penso che la mia fede è messa alla prova e che, fino a questo momento, non credo di essere in grado di superarla, questa prova.
Se oltre questa realtà non c'è più nulla, se una volta esaurito questo esilio terreno noi cadiamo in un vuoto senza senso, allora che senso hanno tutti gli sforzi umani?
Se io penso che, fisicamente, mamma, non ti vedrò mai più, un giramento di testa accompagnato da un colpo di calore mi prostrano.
Ma devo resistere, per me, per papà, per Edoardo (anche se lui si tiene su da solo, pare) e, in modo particolare, per Matteo e Veronica. E' dura però, è durissima.

Un segno, ti prego, un segno.
Ciao, mamma.

Ogni sole.

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Ogni sole mi parla di te e di quanto tu, il sole, lo amavi.
Ah, lo sai vero che quasi ogni mattina passo a trovare il tuo Enea? Stamattina era particolarmente sull'agitato..

Ciao, mamma.

Trasformare.

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Questa è la chiave di tutto.
Questa sarebbe la chiave di tutto.
Riuscire a trasformare questo dolore, questa disillusione nei confronti della vita, questo fatalismo cavallante, in urgenza di amare, in urgenza di soccorrere, in urgenza di fare qualcosa per gli altri, come sempre hai fatto tu.
Perché domani potrebbe non essercene più l'occasione.
Tu veglia su di me, oggi sono venuto a trovarti e lo sai.

Mi manchi troppo.

Ciao, mamma.

Salita.

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E' come scalare una montagna. Ma qui il problema è che alla cima non si sa quando ci si arriverà. E vedere i tuoi occhi, pensare a quello che ti è successo, sono cose che tolgono il fiato, ancora adesso, sempre di più. E allora a volte penso che dovrei evitare di guardarti, per il mio bene. Dovrei cercare di ripartire senza pensare a quello che è stato, pensandola darwinianamente. Ma come provare anche solo a mettere da parte chi mi ha donato la vita, anche solo per 5 minuti? Pas possible.
Intanto oggi ho iniziato a studiare la morte, con attenzione, dubito servirà ma quantomeno inganno il tempo. I pomeriggi, credimi, passano con una lentezza paurosa.
C'è bisogno di allargare la famiglia, di riportare un pò di sorrisi in questa casa pervasa dal dolore e da un malcelato senso d'ingiustizia.
Come fare? Come resistere?

"Il passato ha in sé il dolore
Ma la memoria è gioia" (Miele Amaro, Tazenda)

Sarà poi vero?

Ciao, mamma.

Nel silenzio della cameretta..

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..oggi si piange. Si piange di gusto.
Come se bastasse per riportarti qui da me, da noi.
Invece l'unico effetto è quello di far venire gli occhi rossi e di far consumare fazzoletti di carta.
Mi vedi? Aiutami.

Ciao, mamma.

La paura di pensare.

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A volte mi prende, molto spesso per la verità, in questo periodo.
Se mi concedo il tempo di pensare, di riflettere su ciò che è successo, mi vengono colpi di calore.
Devo sforzarmi di non farlo, anche se è una lotta impari.

Ciao, mamma.

Quel bacio.

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Stamattina sono passato dalla scuola, dalla scuola in cui tutto parla di te.
E pochi secondi prima di andarmene il tuo Enea, il tuo 5° figlio "acquisito", quello che stravedeva per te, quello che quando ti accompagnavo a scuola ti saltava subito in braccio e a me non mi "calcolava" neanche, beh, Enea stamattina mi ha dato un bacio. E oltre al bacio per me ci sono stati minuti di brividi, quasi mi dovessi sentire fuori posto, perché proprio a me? In fondo mi conosce solo come "il mio bambino" come dicevi tu a lui, mamma.
Fino a 5minuti fa pensavo fosse stata Sonia a mandarlo verso di me per salutarmi e per darmi il bacio, ma lei mi ha appena detto che non l'ha fatto.
Se non è stata lei, a chi devo questo regalo?
E allora in questi giorni in cui sto gettando la maschera e mi sto ritrovando solo e vuoto, mi aggrappo al pensiero/speranza che Enea sia stato guidato da te a correre verso di me e a darmi quel bacio sulla guancia. Che quel bacio sia un TUO bacio.
Se così è, io da quella scuola voglio passarci ogni giorno, fino alla fine dei miei giorni, nella speranza che uno dei tuoi bimbi (perché sono tutti tuoi) vorranno sempre regalarmi i baci che tu, mamma, non puoi più regalarmi.

Ciao, mamma.

Non dovrei, ma non ce la faccio.

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Inizio a non sopportare le famiglie complete, felici, senza traumi e drammi.
Mi sembra tutto ingiusto. So che tu non lo vorresti, mamma, ma è più forte di me.
Non auguro del male a nessuno però..però.
Scusa.

Ciao mamma.

Vuoto.

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Cara mamma, più passano i giorni, più il vuoto scava dentro e lascia dietro di sé solo pensieri inutili che continuano a rincorrersi.
E, afferrandoli all'improvviso, te li riporto per come li vivo.
Da una parte sono conscio del fatto che se disgraziatamente dovessimo perdere presto anche papà, 4 fratelli con una casa enorme, 4 vite ancora da scrivere, sarebbero veramente persi. E la disperazione che abbiamo sfiorato dopo il tuo ultimo saluto (anche se sarebbe più giusto dire che non l'abbiamo solo sfiorata), si farebbe devastazione, ansia, tumultuosa angoscia.
Però, come ho detto a papà, al tuo uomo, nei giorni subito successivi al dramma, da un'altra parte, per come vi conosco, per tutto il bene che vi siete voluti, vorrei che voi poteste incontrarvi di nuovo presto, nell'altra dimensione. Per il bene tuo, per il bene di papà. Manchi a tutti, tantissimo, manchi da star male anche se so che è l'ultima cosa che vuoi. Manchi a papà, in primis, che dovrà ringraziare il bilancio consuntivo da presentare, dovrà ringraziarlo perché gli ha permesso di tenere la mente occupata in questi 25 giorni. Ma quando non ci sarà più quello (e, tra poco, avrà finito) cosa succederà?
Altro pensiero. Dio solo sa quanto tu sia stata fino all'ultimo speranzosa e attaccata alla vita, ma attaccata alla vita non per egoismo, al contrario, per generosità. Sapevi e sai quanta gente si reggeva su di te. E non parlo solo di noi. Ecco, in questo momento io mi chiedo (e sono domande che difficilmente avranno risposta), tu come ci vedi da lassù? Cioé, soffri nel vederci "vivere" ancora? Non vai dal Grande Capo a tirargli la giacchetta e a dirgli, ma scusa, là hanno ancora tanto bisogno di me e poi a me piaceva vivere! Perché non mi hai fatto restare lì ancora un pò? Ecco, è una cosa che mi toglie il sonno. Noi qui e magari tu che ci guardi con invidia. Dimmi che non è così, ti prego.
Ho bisogno di leggere molto, di "documentarmi". L'uomo ha paura di tutto ciò che non capisce. L'uomo, in particolare quello moderno, non capisce la morte. Per cui è giusto studiarla.
E io dovrò farlo. Perché ho paura della morte, non tanto della mia (lo assicuro) ma quanto di quella delle persone a cui voglio bene. Che senso ha.
Per questo dovrò leggere, dovrò aiutarmi nel formare dentro di me convinzioni più solide, per quanto poi anche le teorie ci abbandonino a noi stessi. Non bastano.
Ma io non mi basto più oramai, per cui un tentativo alternativo posso farlo, devo farlo.
Che caldo oggi.

Ciao, mamma.

Tutti uguali.

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E' una delle cose che mi spingono a lottare ancora, cara mamma.
La morte ci rende tutti uguali, azzera le differenze e lascia il silenzio. Questo è un passaggio, obbligato, che ci condurrà da un'altra parte. Ed è quest'altra parte che mi interessa.
Il resto mi interessa relativamente, molto relativamente.

Oggi la pressione è risalita un pò, mamma. Domani spero di poter tornare al lavoro.

Ciao, mamma.

Svenimenti.

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Dear Mum, scusa ma stanotte non sono riuscito a scriverti. Come sicuramente saprai (visto che credo e spero che ci guarderai tutti, sempre) ho passato una nottata assurda. Tu sai bene che io non ho mai sofferto di svenimenti. Ecco, invece in 7 ore sono svenuto 3 volte. 2 volte nell'arco di 20 secondi a casa di Alberto F. per la cena dei Resp. della "bassa" e poi la terza volta stamattina in bagno a casa. Come se papà non avesse abbastanza pensieri...mi ha appena detto che stamattina ho rischiato di fargli fare un infarto. Ma cosa succede? Perché tutte 'ste cose assieme?
Stanotte, verso l'una, ho anche rimesso tutta la cena di ieri, sebbene le cose mi fossero piaciute molto e adesso ho 38° di febbre. Beh, quando stanotte ero davanti al lavandino a vomitare l'anima ho pensato a te, al tuo ultimo mese e mezzo assurdo e a tutte le volte in cui eri tu ad avere conati. Ed è qualcosa di impensabile, di non narrabile. Cosa devi aver provato in questi ultimi 50 giorni? Solo Dio lo sa, forse. Perché Dio a volte mi dà l'impressione di sapere solo quello che gli interessa.
E qui chiudo perché sennò butto a terra il portatile e inizio ad imprecare.

Ci sentiamo presto, metti una mano sulla spalla di papà, te ne prego.
Ciao, mamma.

Repeat.

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Dear Mum, sono passati 21 giorni e io sono un frullato.
Tu mi conosci, meglio di me, per cui sicuramente capirai il mio disappunto nel vedermi così, nonostante tutto quello che è successo. Ho paura perché sono convinto che la botta per me non sia ancora arrivata. Esorcizzo questa paura continuando a correre, come facevo prima, pieno di inutili impegni. Quando l'unico impegno che vorrei veramente sarebbe quello di raggiungerti il prima possibile. Che grande sforzo è vivere, per me.
Che grande gioia è sempre stata per te, vivere.
E intanto io continuo ad esorcizzare la paura ripetendo continuamente la solita "storiella" a chi, premuroso, mi chiede come va. Come vuoi che vada?
E allora parte il disco. Vivo giorno per giorno, non faccio programmi a lungo termine, è dura, ma mamma ci guarda dall'alto. Cose così, insomma.
E dimentico i sensi di colpa, perché ne ho molti e tu lo sai se mi vedi da lassù.
Chissà cosa starai facendo lassù in questo momento. E' strano pensarti ferma, tranquilla, rilassata, dopo la vita frenetica e piena di impegni che ti sei costruita, che ha permesso ad un casino di persone di stare meglio.
Sai, controllo ancora il gas alla sera. E anche i chiavistelli della porta. E quando controllo la porta mi viene il flash dei giorni che hai passato nella casa, nella TUA casa, costipata dentro a quattro pezzi di legni che noi umani chiamiamo bara. Ci è restato il corpo, per qualche giorno.
Un corpo che non capiamo però, un corpo su cui Veronica ha pianto, su cui tanta gente ha pianto, su cui io sono rimasto attonito. No feelings.
Cos'è questa? E' forza o è solo non coscienza degli eventi?
Cos'è?
E intanto ripeto, mi ripeto.
E torno giù a controllare il gas.

Ciao mamma, notte.

Senza far tanto rumore.

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Come ci piace da qualche tempo a questa parte.
Certo che se da Windsor addirittura qualcuno chiede di continuare a parlare, è dura dire di no.
Per cui parlerò, anzi, sussurrerò.
Sussurrerò per combattere questo blocco psicologico, anzi, questo bloggo psicologico.
E più mi sforzo di farmi forte, più mi manchi, cara mamma.

Da domani quasi quasi ti scrivo.
Ciao, notte.