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Feisbuc. E il chissenefrega di feisbuc.

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Raramente mi è capitato di copincollare un articolo inserendolo in un mio blog.
Stavolta lo faccio. E credo di farlo per una buona ragione.
Per me stesso.

Perché anche se non ho più feisbuc (=facebook), forse vivo comunque superficialmente le amicizie, anche senza il tramite virtuale del pc.

http://www.corriere.it/cronache/09_dicembre_27/rodota-amicizia-era-facebook_c06e8308-f2db-11de-98ab-00144f02aabe.shtml


E intanto, come si scrive anche nell'articolo, è finita. Anche per questo Natale è finita, dicono.
E non sono neppure riuscito ad andare a confessarmi quest'anno.

Ciao, mamma.

Ne vale la pena?

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Tutto sommato, credo ancora di sì.
Spero di non sbagliarmi.
Fortuna che c'è la perla preziosa.

Ciao, mamma.

Ci sono momenti.

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Ci sono momenti in cui mi sento male e non riesco davvero a capire perché.
Certo, di motivi per "star male" ne avrei anche diversi. E tutti tali da giustificare la mia non serenità.
Ma questi momenti sono particolari. La mente inizia a vagare nel mare magnum dei ricordi e si perde in immagini sfuocate che da successione diventano un tutt'uno increspandosi e dando vita al nulla...un nulla che mi fa sospirare. Mi fa sospirare.
Perché, se ci penso, alla fine tutto da te è partito. E tutto a te ritorna.
Da te sono nato. E in te muoio ogni volta che ripenso a ciò che è stato e che non potrà più essere.

Qui in casa le cose sai come stanno andando, perché credo tu le veda.
Il cielo limpido serve a qualcosa almeno. A sognarti.

Ciao, mamma.

Non so.

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Non so se credo nella Chiesa, ma credo nell'Arcivescovo di Milano, Dionigi Tettamanzi.
Non so se credo in me stesso, ma credo che non sarebbe male prima o poi riuscire a capirlo.

Ciao, mamma.

Tornati dalla ville Lumiere.

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Ci sarebbero tante cose da dire.
Tante foto da caricare.
Tanti ricordi da raccontare.

Per il momento mi accontento di essere tornato.
Grazie anche a te, per averci riportati a casa sani e salvi.

Ciao, mamma.

Domani Parigi.

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Si riparte, per 5 giorni circa.
Speriamo sia un viaggio rigenerante.
E la mente rivolta a 2 anni fa, a quei momenti in cui tu c'eri.

Ciao, mamma.

Le vite degli altri. La vita mia.

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Il primo è il titolo di uno dei film più intensi e più devastanti che abbiamo mai visto.
Il secondo è il titolo di un film, del mio film, che ogni mattina riavvolgo daccapo senza trovarne mai il finale. Macché, non dico il finale, non arrivo al momento della svolta, a quello che quelli bravi chiamano spannung.
Momento di massima tensione. Tensione intesa come svolta? No, la mia è solo e semplicemente tensione. Come quella di oggi. Come quella respirata lungo quest'ultimo maledetto weekend.

Ulrich si chiamava, quel fenomeno di attore, in cerca di un'anima.

Ciao, mamma.

Portami lontano da qui.

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Mi ha molto colpito la storia di Robert Enke.
Robert Enke era un portiere.
Robert Enke era un padre.
Robert Enke era un marito.
Robert Enke era una persona evidentemente fragile.
Robert Enke aveva degli occhi che ti scavavano dentro.
Robert Enke ha perso una figlia di due anni, per un problema cardiaco.
Robert Enke non ha resistito.

Che fine farà la sua anima ora?
Come "risponde" la mia fede, la mia ricerca, alla sua scelta?
Come risponderà il Dio in cui credo?

Se puoi vederlo, se è per caso arrivato dalle tue parti, abbraccialo da parte mia.

Ciao, mamma.

L'arrivo. Il segnale?

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C'è stata una cosa che tu hai voluto curare fino all'ultimo, per cui tu hai dato tutta te stessa, fino all'ultimo. Soffrivi quando non riuscivi ad essere presente, ad aiutare, a poter trasmettere la tua umanità ai bimbi. Il tuo obiettivo, obiettivo per cui avevi ripreso a studiare dopo diversi decenni, era quello di poter un domani, aprire un piccolo asilo nido a casa. Vivevi per i bambini.

E all'asilo di Volpino tu ci andavi sempre, anche durante i periodi di terapia, tu dicevi che i bambini erano la tua "anti-chemio". Mai una parola fuori posto, riuscivi a tenere incollati a te tutti i bambini, anche nei giorni in cui erano più irrequieti. Eri punto di riferimento per le più giovani colleghe, che vedevano in te un esempio "vissuto" di maternità, di accoglienza, di positività.

Dopo il 30 maggio 2008 anche la scuola materna ha subito il contraccolpo. Manchi terribilmente.
E la cosa è così ingiusta e più ci penso più mi fa male.

Ma non scrivo per piangermi addosso, almeno, stavolta no.

Ogni tanto passavo anche io per l'asilo, per portare carte dal Comune o anche solo per un saluto. E ti vedevo perfettamente a tuo agio, muoverti tra i bimbi, orgogliosa del servizio (che servizio era a tutti gli effetti) che ti vedeva protagonista umile ma necessaria. E c'era un bimbo in particolare che era sempre vicino a te, che ti chiamava "mamma". E ogni volta che passavo dall'asilo lo vedevo con te, perché lui chiedeva di te. E tu diverse volte gli dicevi: "ecco, questo invece è Umberto, il mio bambino grande"..e lui quasi geloso, a difficoltà mi guardava o mi dava la manina, sebbene io fossi ben disposto nei suoi confronti..

Poi, dopo il 30 maggio, sono passato solo un'altra manciata di volte all'asilo, per vari motivi, anzitutto perché mancavano le occasioni e poi perché tornare lì mi metteva (e mi mette) sempre un pò in difficoltà, troppi ricordi si materializzano.

Ma in una di quelle rare volte in cui sono passato, la prima volta dopo il 30 maggio, è successo qualcosa di veramente strano.

Saluto le maestre e sto per uscire dal cancelletto. Tutti i bambini sono in giardino a giocare. E tu sai bene come siano concentrati i bambini che stanno giocando. Il loro unico obiettivo è quello, giocare. Eppure un bambino si alza, abbandona il suo gioco, mi viene incontro, mi chiede di abbassarmi e mi bacia sulla guancia. Io chiedo alle maestre se fossero state loro a dirgli di compiere quel gesto ma loro mi assicurano che nessuna di loro lo aveva fatto.
Quel bambino era il TUO bambino, il bambino che tu preferivi, il bambino che ti preferiva, il bambino che ti chiamava mamma.

Perché è successo?
Cosa lo ha spinto a venire da me, dopo che in tutti gli altri momenti non si era MAI avvicinato a me, anzi, mi guardava con diffidenza?
Che abbia interpretato, pur nella sua età, la mia sofferenza, volendola lenire con un semplice gesto d'affetto?
Che sia stato solamente un caso?

Non lo saprò mai.

Dico solo che mi piace pensare che sia stata TU a indicargli la strada verso di me, a guidarlo a me, a invitarlo a darmi un bacio sulla guancia come se volesse dirmi "va tutto bene, stai tranquillo Umberto, state tranquilli..io sono arrivata dove un giorno verrete anche voi. Ora sto bene, ora mi godo l'infinito, ma vi tengo nel cuore e veglierò su di voi".

Quanto mi pesa questo "non sapere". Quanto mi pesa non avere la certezza che era questo il senso di quel gesto.
Posso solo aggrapparmi alla fede e agli occhi di quel bimbetto che nell'estate scorsa ha provato a farmi sognare in un miracolo. Che forse miracolo è stato.

Ciao, mamma.

Love is our resistance.

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Ci si prova, sì.

Ciao, mamma.

Rx al piede sinistro.

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Stamattina sono andato a farmi i raggi al piede sinistro per un problema risalente ormai a 2 mesi fa, uno scontro di gioco con il grande Frà Ivo.
Ecco.
Proprio a me doveva capitarmi il tecnico di labolatorio più scontroso e arrogante del mondo?
Probabilmente sì, perché è capitato a me.
Venti minuti per rovinare la giornata. Sei un grande.

Bah.

Ciao, mamma.

Di lunedì.

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Ogni rivoluzione dovrebbe iniziare di lunedì.

Ciao, mamma.

Quante volte ho detto..

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..basta!

Basta, non ne posso più.
Maledetto diavolo che mi brucia dentro, come se non avessi già abbastanza pensieri.
Maledetto FedeRoditore.
Passa il tempo e non cambia niente.
E' colpa mia ma non è solo colpa mia.

Dai, prendiamo 'sta laurea al più presto e poi si valuta se c'è margine per spostarsi.
Perché qui è veramente insopportabile vivere.

Ciao, mamma.

Quel sentirsi fuori posto.

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Come stasera, alla festa per Francesca&Lorenzo (tanta felicità, per voi).
Come quando vado a comprare delle scarpe che tu non potrai mai vedere, fisicamente.
Come quando mi ritrovo a ridere e a guardarmi intorno per cercare il tuo sguardo.
Come quando ho dato l'esame la settimana scorsa e ripenso a quando, appena sapevo il voto, ti chiamavo per fartelo sapere.
Come quando guardo negli occhi papà, occhi sempre più rossi e provati, vedendo in lui stanchezza, tristezza, sconforto.
Come quando guardo Matteo e la Veri e penso che potrei/dovrei fare molto di più per loro.

Come quando mi sento fuoriposto.
Sempre.

Ciao, mamma.

Riparto, DEVO ripartire da qui.

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1Corinzi 15

1 Vi rendo noto, fratelli, il vangelo che vi ho annunziato e che voi avete ricevuto, nel quale restate saldi, 2 e dal quale anche ricevete la salvezza, se lo mantenete in quella forma in cui ve l'ho annunziato. Altrimenti, avreste creduto invano!
3 Vi ho trasmesso dunque, anzitutto, quello che anch'io ho ricevuto: che cioè Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture, 4 fu sepolto ed è risuscitato il terzo giorno secondo le Scritture, 5 e che apparve a Cefa e quindi ai Dodici. 6 In seguito apparve a più di cinquecento fratelli in una sola volta: la maggior parte di essi vive ancora, mentre alcuni sono morti. 7 Inoltre apparve a Giacomo, e quindi a tutti gli apostoli. 8 Ultimo fra tutti apparve anche a me come a un aborto. 9 Io infatti sono l'infimo degli apostoli, e non sono degno neppure di essere chiamato apostolo, perché ho perseguitato la Chiesa di Dio. 10 Per grazia di Dio però sono quello che sono, e la sua grazia in me non è stata vana; anzi ho faticato più di tutti loro, non io però, ma la grazia di Dio che è con me. 11 Pertanto, sia io che loro, così predichiamo e così avete creduto.
12 Ora, se si predica che Cristo è risuscitato dai morti, come possono dire alcuni tra voi che non esiste risurrezione dei morti? 13 Se non esiste risurrezione dai morti, neanche Cristo è risuscitato! 14 Ma se Cristo non è risuscitato, allora è vana la nostra predicazione ed è vana anche la vostra fede. 15 Noi, poi, risultiamo falsi testimoni di Dio, perché contro Dio abbiamo testimoniato che egli ha risuscitato Cristo, mentre non lo ha risuscitato, se è vero che i morti non risorgono. 16 Se infatti i morti non risorgono, neanche Cristo è risorto; 17 ma se Cristo non è risorto, è vana la vostra fede e voi siete ancora nei vostri peccati. 18 E anche quelli che sono morti in Cristo sono perduti. 19 Se poi noi abbiamo avuto speranza in Cristo soltanto in questa vita, siamo da compiangere più di tutti gli uomini.
20 Ora, invece, Cristo è risuscitato dai morti, primizia di coloro che sono morti. 21 Poiché se a causa di un uomo venne la morte, a causa di un uomo verrà anche la risurrezione dei morti; 22 e come tutti muoiono in Adamo, così tutti riceveranno la vita in Cristo. 23 Ciascuno però nel suo ordine: prima Cristo, che è la primizia; poi, alla sua venuta, quelli che sono di Cristo; 24 poi sarà la fine, quando egli consegnerà il regno a Dio Padre, dopo aver ridotto al nulla ogni principato e ogni potestà e potenza. 25 Bisogna infatti che egli regni finché non abbia posto tutti i nemici sotto i suoi piedi. 26 L'ultimo nemico ad essere annientato sarà la morte, 27 perché ogni cosa ha posto sotto i suoi piedi. Però quando dice che ogni cosa è stata sottoposta, è chiaro che si deve eccettuare Colui che gli ha sottomesso ogni cosa. 28 E quando tutto gli sarà stato sottomesso, anche lui, il Figlio, sarà sottomesso a Colui che gli ha sottomesso ogni cosa, perché Dio sia tutto in tutti.
29 Altrimenti, che cosa farebbero quelli che vengono battezzati per i morti? Se davvero i morti non risorgono, perché si fanno battezzare per loro? 30 E perché noi ci esponiamo al pericolo continuamente? 31 Ogni giorno io affronto la morte, come è vero che voi siete il mio vanto, fratelli, in Cristo Gesù nostro Signore! 32 Se soltanto per ragioni umane io avessi combattuto a Efeso contro le belve, a che mi gioverebbe? Se i morti non risorgono, mangiamo e beviamo, perché domani moriremo. 33 Non lasciatevi ingannare: «Le cattive compagnie corrompono i buoni costumi». 34 Ritornate in voi, come conviene, e non peccate! Alcuni infatti dimostrano di non conoscere Dio; ve lo dico a vostra vergogna.
35 Ma qualcuno dirà: «Come risuscitano i morti? Con quale corpo verranno?». 36 Stolto! Ciò che tu semini non prende vita, se prima non muore; 37 e quello che semini non è il corpo che nascerà, ma un semplice chicco, di grano per esempio o di altro genere. 38 E Dio gli dà un corpo come ha stabilito, e a ciascun seme il proprio corpo. 39 Non ogni carne è la medesima carne; altra è la carne di uomini e altra quella di animali; altra quella di uccelli e altra quella di pesci. 40 Vi sono corpi celesti e corpi terrestri, ma altro è lo splendore dei corpi celesti, e altro quello dei corpi terrestri. 41 Altro è lo splendore del sole, altro lo splendore della luna e altro lo splendore delle stelle: ogni stella infatti differisce da un'altra nello splendore. 42 Così anche la risurrezione dei morti: si semina corruttibile e risorge incorruttibile; 43 si semina ignobile e risorge glorioso, si semina debole e risorge pieno di forza; 44 si semina un corpo animale, risorge un corpo spirituale.
Se c'è un corpo animale, vi è anche un corpo spirituale, poiché sta scritto che 45 il primo uomo, Adamo, divenne un essere vivente, ma l'ultimo Adamo divenne spirito datore di vita. 46 Non vi fu prima il corpo spirituale, ma quello animale, e poi lo spirituale. 47 Il primo uomo tratto dalla terra è di terra, il secondo uomo viene dal cielo. 48 Quale è l'uomo fatto di terra, così sono quelli di terra; ma quale il celeste, così anche i celesti. 49 E come abbiamo portato l'immagine dell'uomo di terra, così porteremo l'immagine dell'uomo celeste. 50 Questo vi dico, o fratelli: la carne e il sangue non possono ereditare il regno di Dio, né ciò che è corruttibile può ereditare l'incorruttibilità.
51 Ecco io vi annunzio un mistero: non tutti, certo, moriremo, ma tutti saremo trasformati, 52 in un istante, in un batter d'occhio, al suono dell'ultima tromba; suonerà infatti la tromba e i morti risorgeranno incorrotti e noi saremo trasformati. 53 È necessario infatti che questo corpo corruttibile si vesta di incorruttibilità e questo corpo mortale si vesta di immortalità.
54 Quando poi questo corpo corruttibile si sarà vestito d'incorruttibilità e questo corpo mortale d'immortalità, si compirà la parola della Scrittura:
La morte è stata ingoiata per la vittoria.
55 Dov'è, o morte, la tua vittoria?
Dov'è, o morte, il tuo pungiglione
?
56 Il pungiglione della morte è il peccato e la forza del peccato è la legge. 57 Siano rese grazie a Dio che ci dà la vittoria per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo! 58 Perciò, fratelli miei carissimi, rimanete saldi e irremovibili, prodigandovi sempre nell'opera del Signore, sapendo che la vostra fatica non è vana nel Signore.

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Ci devo credere. Ho capito che non mi riesce essere "cristiano a metà". E tutto ciò che è intorno a me, me lo ricorda. L'Amore, anzitutto. E poi le amicizie. E poi la gente che crede in me.
E poi tu che te ne sei andata. E io non voglio credere che tutto l'amore sia andato perso. Non posso crederlo. Per cui ti tengo stretta a me e mi impegno per cancellare dalla mia mente ogni scetticismo, ogni dubbio. Perché se è vero che, da qualche parte, nel cielo, ci sei, voglio che ci sia posto anche per me dove sei tu.

Ciao, mamma.


Gloria dal basso della terra.

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Gloria dal più infame degli stermini.

Nei prox giorni se ce la faccio ti scrivo un report dell'esperienza, anche se mi sforzo di credere con tutto me stesso che tu dall'alto hai visto tutto, lacrime mie comprese.

Buon Anniversario di matrimonio a te e papà.

Ciao, mamma.

A piedi, ancora a piedi.

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Sembrava troppo bello per essere vero. Un anno per mettere insieme i pezzi, per riprendere la voglia di stupirsi grazie alle corde e ai tasti. Un anno per affinare l'intesa tra noi.
E poi, tutto un tratto, la vita torna prepotentemente a riprendersi il suo spazio. E quando c'è di mezzo la vita, chiaramente, bisogna solo allargare le braccia e dire "ok dai, è andata così". Ora bisogna provare a ritrovare le energie e soprattutto la/le persona/persone (?).

Domani riparto per questa estate un pò movimentata.
Destinazione Torino, destinazione Arsenale della Pace-Sermig.
Speriamo vada tutto per il meglio, speriamo tu ci possa star vicina dal cielo.
Credo di averne proprio tanto bisogno, soprattutto nei momenti in cui l'inebriamento da vita mi fa dimenticare, anche solo per un secondo, di essere orfano di vita, di madre.

Ciao, mamma.

Novità:

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- come forse si sarà capito, mi sta sempre più a fatiha (=fatica) aggiornare il blog;
- dopodomani vado al mare dopo tipo 10 anni credo, 10 anni che non mostro il mio corpo nudo e bianco al mondo;
- rientro su twitter dopo 2 anni e twitter chiaramente è sotto attacco dagli hacker;
- 2 esami. Sono solo 2 esami. Eppure..pesano un casino;
- sempre più Lega Nord. Sempre più schifo;
- e se l'11 settembre invece fosse stata tutta una grande montatura?

Vorrei tanto che fossi ancora qui con noi.

Ciao, mamma.

4 ore.

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4 ore e mi metto in "marcia".
Si parte per il camposcuola, l'ennesimo camposcuola.
Ma ogni volta è come se fosse la prima, speriamo vada tutto bene.

E intanto scrivo..

Ciao, mamma.

Nella mia mente.

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Nella mia MENTE c'è immensaMENTE di più di quello che poi scrivo in questo blog che ai più può sembrare un pò deMENTE.
Ma non scrivo tutto solaMENTE perché credo che certe cose stiano bene solo nella mia MENTE.

Potrei dirti del suonare, dell'esame, di una storia che cresce, del caldo, del costume comprato, delle prospettive, dei pensieri.

Ma tanto sai già tutto perché anche tu sei nella mia MENTE.

Ciao, mamma.

Una domanda sorge spontanea.

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Passato il "pacchetto sicurezza".
Il prossimo passo quale sarà? Lo "scatolone leggi razziali"?
Ma vergognatevi, camicie verdi.

Sono sicuro che se Tu fossi ancora tra noi, di sicuro ti arrabbieresti come non mai.

Vediamo se i leghisti miei compaesani arriveranno a leggere pure qua, visto che pare che i miei post siano tra i più letti tra i cari seguaci di "Sant'Umberto Bossi".

Ciao, mamma.

Ho deciso..

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..di perdermi nel mondo, anche se sprofondo..
Lascio che le cose mi portino altrove, non importa dove. Non importa dove. (cit.)

Io però non sono mai stato semplice, neanche "un tempo".
Ma di energie ne ho sprecate tante, anche adesso. Ce ne vuole di energia per essere incazzati eh.
Pare di no, ma è dura. Sarà anche per quello forse che sono svenuto anche stamattina.

O si cambia..o si cambia.
Una delusione, una delusione pesante 77,5kg.

Ciao, mamma.

Solo..

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..odio.
Che sentimento devastante.
Un sentimento che mi porterà chissà dove. Anzi, forse si sa.

Ciao, mamma.

In mezzo.

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In mezzo a questi giorni di silenzio ci sono una mononucleosi passata, il blocco del sistema operativo (con annessa reinstallazione di tutti i programmi e del recupero documenti), un esame universitario non dato, due partite di calcetto con risultati abbastanza desolanti e una sensazione generale di disorientamento, come se cercassi continuamente degli appigli.

Ma una certezza c'è. L'Amore (finché si può).

Ciao, mamma.

Un'ora e mezza. Un anno.

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Ci sarebbe tanto da dire, ma sarebbero tutte cose che direi per me stesso, per esorcizzare quella presenza, anzi, quell'assenza. E io invece voglio soffrirci, perché è giusto così, perché qualcosa dovrà pur scalfire questo marmo che ho al posto delle emozioni.

Un'ora e mezza e te ne andavi, il 30 maggio 2008.
Già un anno.
Un anno in meno.

Prima o poi arrivo, tienimi un posto, sempre che mi permettano di salire a te, sempre che io mi meriti di salire da te.

Ciao, mamma.

No way.

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Heath Ledger mi piaceva. Ecco.
Invece non mi piace farmi 4 giorni di febbre, essere uno straccio, non poter far niente.
Anche perché mi resta troppo tempo per pensare (e per incazzarmi).
La mia camera mi sta troppo stretta. Nonostante Heath Ledger mi piacesse.

Ciao, mamma.

Cosa vuoi che sia?

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Lottare contro le allergie di stagione? Bah, robetta.

Due anni fa, per la prima volta, padrino di un cresimando.
Tra un mese e mezzo, per la prima volta, padrino di Battesimo. Di Anna.

Ciao, mamma.

Il futuro è di carta e penna.

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Lo dicevo da un pò, per cui stasera ho deciso di comportarmi di conseguenza.
Non ho mai avuto una Moleskine in vita mia.
Ecco, da stasera ne ho una.
Ora tutto sta nell'usarla, nel riempirla di pezzi di me, visto che una STELLA mi ha detto che forse l'unico modo per ripartire sarà quello di, appunto, RIPARTIRE.
I will try.

Ciao, mamma.

Tutto sommato.

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Tutto sommato non sembra neanche andare tanto male.
Occhi che si sono illuminati dopo TANTO tempo.
Fisico che sembra rispondere alla dose massiccia di corsa (stamattina 16km in un'ora e mezza, senza apparente fatica).

C'è sempre e solo quella cosa, quel maledetto Roditore. Che a catena si sta portando via un pezzo dopo l'altro. Prova ne sia il fatto che questa settimana ci mancava poco che dovessi chiedere il permesso di entrare in casa.

I want more, more, more, I want more.

E pensare che tra un mese, sarà già un anno.
Un anno in meno.

Ciao, mamma.

Stanotte.

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Ho sognato che lavoravo in un call center.
E sì che ieri sera non ho mangiato nulla di pesante.
Anzi, non ho addirittura mangiato nulla.
Ecco, forse è per questo che ho sognato di lavorare in un call center.

Ciao, mamma.

Spazio vuoto.

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Spazio vuoto.
Macerie al posto di case.
Cadaveri al posto di persone.
Sirene al posto di stereo accesi.
Urla al posto di discorsi.
Morte al posto di vita.

Madre che abbraccia i suoi due figli e muore con loro.
E questa devastante sensazione di riuscire a CAPIRE il dolore. Da 10mesi a questa parte.

Ciao, mamma.

Sensazione.

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E' talmente una cosa preziosa che ho difficoltà ad afferrarla tutta.
E' come se avessi trovato per caso un diamante in mezzo alla sabbia.
La mia volontà è quella di custodirlo con tutta la cura del mondo.
Ci proverò.

Ciao, mamma.

Ah, se puoi, dammi un cenno di assenso. Mandami un segnale..

C'è un motivo.

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C'è un motivo per il quale, se esiste l'inferno come tradizionalmente/culturalmente lo intendiamo, io brucerò per l'eternità tra le fiamme.
E questo motivo si chiama "roditore".
Inferno in terra e non solo, perché la cosa non cambierà nel futuro.
E' più forte di me, non so che farci. Ho lottato duramente ma per un passo che faccio avanti, ne faccio 2 indietro. Anzi, forse di più.

Sono pieno di cerchi che non riesco a chiudere (grazie Laurence).
Perché il "roditore" che ha fatto sì che io dovessi rispondere col silenzio al rumore, se ne sta lì, probabilmente ridendo della mia debolezza.

Avrei una serie infinita di parolacce da dire ma il posto non mi piace.
Qui parlo di me, ma parlo soprattutto di te, mamma.
E tu non c'entri niente con questa storia brutta e dolorosa, anzi, ne hai sofferto anche tu.
E, se è vero che dopo questa vita ce n'è un'altra, ne stai soffrendo anche in questo momento. E se potessi verresti a bastonarmi. Magari lo facessi, sarebbe la volta buona che in un colpo solo riprendo vita spiritualmente e, nel contempo, decido di abbandonare per un pò questo schifo che è dentro di me.

Scusami, mamma.

PS: seconda gastro in 2 mesi, fatta 18ore fa. Sarà la sedazione, ma ora mi sento sveglio, troppo sveglio. E invece è tardi, troppo tardi.

Gran Torino.

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Io non so niente della vita o della morte, un pò come il pretino 27enne appena uscito dal Seminario del nuovo, splendido, film di Eastwood.

So solo, però, che andare al cinema da solo mi piace e non poco.

Ciao, mamma.

E' consolante.

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E' consolante pensare che qualcuno, per una volta, ha ascoltato i miei sfoghi senza poi farmi la paternale. E poco importa che ciò sia avvenuto in un contesto particolare.
Ho bisogno di spiegarmi il perché alcuni eventi del passato abbiano inciso in maniera così profonda su quello che sono ora. Senza farmi particolari colpe, che tanto non serve.

L'effetto weekend a Tonezza purtroppo alla lunga si perde, anche se ho fatto di tutto per tenermi vicine tutte quelle sensazioni di eternità, di luce.

E' stata una settimana tremendamente normale, se tralasciamo i 3 goal in 2 partite e qualche altro contatto interessante. Mi ritrovo a parlare di matrimoni, di lunghi fidanzamenti, di crisi economica, di gente che è a casa da lavorare. Di drammi.

E la Veri che piange, come ha fatto stamattina, davanti alla tua immagine. E quando piange la Veri, crolla il mondo. Perché ti rendi conto che tutto il resto non conta assolutamente niente. Contano le sue lacrime, preziose, che mi ricordano quanto sono manchevole e quanto tu mi manchi (che sono due cose diverse, molto diverse). Per fortuna poi ci sono altri contatti che fanno sorridere, che ravvivano le cose. La Silvia Cardinal, ad esempio, in vena di sorprese telefoniche in questi giorni. La Ma.Bon, che mi sta seguendo in questo cammino in salita sulle strade della vita (che sia parte del testo di una canzone che forse (NON) varrebbe la pena di scrivere?).

Poi per il resto si ricade sempre negli stessi errori, negli stessi "vorrei ma non posso".
E allora, per impegnare un pò di tempo, oltre allo stage in libreria, alle ripetizioni, al calcio, alle letture (mancate. Ho un casino di libri fermi in questo periodo), ripenso alla questione "università". E penso che sia il caso di mettere fine a questo percorso che dura da troppo tempo.

Entro l'anno, bisogna, entro l'anno.
Anche per quel progetto che vorrei riuscire a portare a termine.

E poi? E poi boh. Poi Santiago (forse con Sara, forse con la compagnia di San Bonifacio, forse da solo). Poi a mangiare tigelle ogni tanto (che riempiono la panza in un modo assurdo). Poi a fare a cazzotti con i fantasmi, con i mostri, con gli inutili roditori.

E' consolante.
Ma in realtà forse non consola un bel niente.

Ciao, mamma.

Perché alla fine..

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..se togli tutto, non è che resta niente.
Resti tu. Ed è quello che io voglio.

Oggi compio 26anni. Festeggia con me.

Ciao, mamma.

Ecco, questo mi piace.

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«IL DIO IN CUI NON CREDO» (JUAN ARIAS)

«Molti atei non credono in un Dio in cui anch’io non credo» (Card. Maximos IV).

Questo scritto è la mia parola di fede semplice e onesta per i miei amici non credenti.
Sì, io non crederò mai in:
Il Dio che «sorprenda» l’uomo in peccato di debolezza. Il Dio che condanni la materia.
Il Dio che ami il dolore. Il Dio che sterilizza la ragione dell’uomo.
Il Dio che benedica i nuovi Caini dell’umanità.
Il Dio che si faccia temere. Il Dio che non si lasci dare del tu. Il Dio nonno di cui si possa
abusare.
Il Dio che si faccia monopolio di una Chiesa, di una razza, di una cultura, di una casta.
Il Dio che non abbia bisogno dell’uomo. Il Dio lotteria con cui si vinca solo a sorte.
Il Dio arbitro che giudichi sempre col regolamento alla mano.
Il Dio solitario. Il Dio incapace di sorridere di fronte a molte monellerie degli uomini.
Il Dio che «giochi» a condannare. Il Dio che «mandi» all’inferno.
Il Dio che non sappia aspettare. Il Dio che esiga sempre dieci agli esami.
Un Dio capace di essere spiegato dalla filosofia.
Il Dio che adorano quelli che sono capaci di condannare un uomo. Il Dio incapace di redimere
la miseria.
Il Dio che esiga dall’uomo, perché creda, di rinunciare a essere uomo.
Il Dio che non accetti una sedia nelle nostre feste umane.
Il Dio che è capito soltanto dai maturi, i sapienti, i sistemati.
Il Dio che non è temuto dai ricchi alla cui porta sta la fame e la miseria.
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Il Dio capace di essere accettato e compreso dagli egoisti.
Il Dio onorato da quelli che vanno a messa e continuano a rubare e a calunniare.
Il Dio asettico, elaborato in un gabinetto scientifico da tanti teologi e canonisti.
Il Dio a cui piaccia la beneficenza di chi non pratica la giustizia.
Il Dio che condanni la sessualità. Il Dio del «me la pagherai».
Il Dio che si penta qualche volta di aver regalato la libertà all’uomo.
Il Dio che si accontenti che l’uomo si metta in ginocchio anche se non lavora.
Il Dio muto e insensibile nella storia di fronte ai problemi angosciosi della umanità che soffre.
Il Dio morfina per il rinnovamento della terra e speranza soltanto per la vita futura.
Il Dio che crei discepoli che disertano i compiti del mondo e sono indifferenti alla storia dei loro
fratelli.
Il Dio di quelli che credono di amare Dio, perché non amano nessuno.
Il Dio che è difeso da quanti non si macchiano mai le mani, non si affacciano mai alla
finestra, non si gettano mai nell’acqua. Il Dio a cui piacciano quelli che dicono sempre: «tutto
va bene».
Il Dio di quelli che pretendono che il sacerdote cosparga di acqua benedetta i sepolcri
imbiancati delle loro sporche manovre. Il Dio dei preti che pretendono che si possa
criticare tutto e tutti all’infuori di loro.
Il Dio che giustifichi la guerra. Il Dio che ponga la legge al di sopra della coscienza.
Il Dio che sostenga una chiesa statica, immobile, incapace di purificarsi, di perfezionarsi e di
evolversi.
Il Dio che non sappia perdonare qualche peccato. Il Dio che preferisca i ricchi.
Il Dio che «causi» il cancro, che «invii» la leucemia, che «renda sterile» la donna o che «si
porti via» il padre di famiglia che lascia cinque creature nella miseria.
Il Dio che possa essere pregato solo in ginocchio, che si possa incontrare solo in chiesa.
Il Dio che non salvi quanti non lo hanno conosciuto ma lo hanno desiderato e cercato.
Il Dio che non vada incontro a chi lo ha abbandonato. Il Dio incapace di far nuove tutte le cose.
Il Dio che non abbia una parola diversa, personale, propria per ciascun individuo.
Il Dio che non abbia mai pianto per gli uomini. Il Dio che non sia presente dove vibra l’amore
umano.
Il Dio che si sposi con una politica. Il Dio che non possa essere pregato sulle spiagge.
Il Dio che non si riveli qualche volta a colui che lo desidera onestamente.
Il Dio per cui gli uomini valgono non per ciò che sono ma per ciò che hanno o che
rappresentano.
Il Dio che accetti come amico chi passa per la terra senza far felice nessuno.
Il Dio che non sappia offrire un paradiso in cui noi ci sentiamo fratelli e in cui la luce non venga
solo dal sole e dalle stelle ma soprattutto dagli uomini che amano.
Il Dio che abbracciando l’uomo già qui sulla terra non sappia comunicargli il gusto, la gioia, il
piacere, la dolce sensazione di tutti gli amori umani messi insieme.
Il Dio incapace di innamorare l’uomo. Il Dio che non si sia fatto vero uomo con tutte le sue
conseguenze.
Il Dio nel quale io non possa sperare contro ogni speranza.
Sì, il mio Dio è l’altro Dio.

Ciao, mamma.

I post in canna.

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In questi giorni di non scrittura, in realtà la mente viaggia alla velocità della luce.
Sono giorni in cui mi diverto a travestirmi da tutto e da contrario di tutto.
E' un pò come andare a mangiare al ristorante messicano a Vicenza e finire per mangiare pepitas di pollo (evitando accuratamente la salsa piccante) e papas fritas (si scrive così? boh. Comunque sono le patatine fritte). Insomma, roba da McDonald's.
Però alla fine c'ero andato per la compagnia (e per il compleanno) per cui mi va bene così.

Si parla con gente interessante, con gente che ha ancora gli occhi che riescono ad illuminarsi per il "bene". Poi ci si trova all'1,15 a Torri di Quartesolo a cercare di far partire una macchina. E imparo che forse nelle auto, come nei pc, c'è un tasto RESET che nel caso di problemi riporta la macchina alla configurazione originaria. Che sia vero o è una minch**ta?

Lo stage in libreria prosegue.
Ho iniziato un corso all'università sabato, cioé ieri. Certo che mi costerà una fortuna tra parcheggio, pedaggio autostradale, varie ed eventuali. 8euro ogni sabato per 10 lezioni. 80 euro? Cavolo.
E poi la Grande Confusione. Alle soglie dei 26anni, che quest'anno festeggerò forse nel modo migliore. Via da qui, anche se solo per 3 giorni.

E poi il tourbillon di emozioni che un pò cerco e un pò cercano me, con l'insoddisfazione che deriva dal fatto di NON SAPERE COSA VOGLIO.
O meglio, voglio stabilità, ma attraverso che strada arrivarci?

Ciao, mamma.

Mi hanno detto.

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Mi hanno detto che sono un tipo complicato.

Ciao, mamma.

Il buio.

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Forse, a 26 (quasi) anni, sto iniziando a capire cosa significhi per me stare al buio.
Non è tanto l'assenza di luce a crearmi problemi, anzi, mi piace, dentro casa, muovermi a luci spente, fidandomi delle mie sensazioni e cercando di mettere i piedi nei posti giusti. Non me la cavo neanche male peraltro.
E' altro, per me, il buio. Il buio è quando io non riesco A DARMI LUCE. E quando non riesco A DARMI LUCE? Quando provo ad essere quello che non sono, quando metto su la maschera del latin lover de noantri, del seduttore, quando dico cose che non penso, quando mi spaccio per quello che non sono.

E' nell'accettazione di me stesso che trovo la felicità. Nella semplicità, nella concretezza. E' arrivato il momento di tagliare i ponti con le mille pseudo-liaison che hanno circondato (e di cui mi sono circondato) in questo periodo.

Non ho bisogno di emozioni a tempo determinato. Ho bisogno di stabilità, prima di tutto interiore.
Ho bisogno di darmi luce. Allora, forse, potrò essere pronto fare scelte importanti, che incidano davvero sulla mia esistenza.

Non posso pensare di arrivare agli -anta anni scoprendo di aver riempito di nulla la stagione forse più piena della vita.

So che non sarà una svolta da poco, anzi. Richiederà parecchio impegno. Richiederà un distacco progressivo dalle "macchine", dal telefono, maledetto compagno di viaggio, dal pc, purtroppo indispensabile (in certi momenti) mezzo di comunicazione.

Devo ripartire da me, senza le propaggini tecnologiche.
Dalle mani, dagli occhi, dal cuore.
Non più dal mouse, dal monitor e da un microprocessore.

Forse da solo non ce la farò, però se puoi, tu, aiutami.

Ciao, mamma.

Seven pounds.

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Come quelle che mi merito io.
Come il film che ho visto stasera.

Fortuna che le carte le ho già compilate e già mandate a chi di dovere. Ora aspetto risposta.

Per il resto, stage iniziato, i soliti innumerevoli danni causati dal testosterone che ormai sembra veramente non essere più controllabile, momenti di vergogna personale, brividi sulla pelle.

E poi regali fatti (libri), regali ricevuti (sorrisi), frullati di emozioni (a volte inutili, a volte necessarie).

Il solito, insomma.
O forse no?

Ciao, mamma.

Si inizia, non si finisce.

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Si inizia lo stage.
Non si finisce mai di imparare.

Ciao, mamma.

Configurazioni.

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E se poi invece tutto si esaurisse in una serie continua di configurazioni e riconfigurazioni?
Come nel pc. Installi programmi nuovi, debelli i virus (a volte non ci si riesce, comunque, ecco una somiglianza con la real life), decidi di potenziare il sistema aggiungendo ram, comprando un hard disk nuovo. Cambi sistema operativo. Insomma, tante diverse operazioni. Con il vantaggio che quasi tutte le suddette operazioni sono ripristinabili. Se mi accorgo che qualcosa non va bene, se sono stato così previdente da creare un punto di ripristino, posso tornarci.

Nella vita non è così. Non ci sono punti di ripristino, sennò ci sarei già tornato ovviamente.
Questa è l'enorme differenza, quello che a volte mi fa svegliare di notte.
Non ci sono punti di ripristino, non si può ripristinare nulla di ciò che è stato.

E quindi non posso farti tornare con noi.

Quando sento di vite che nascono, penso a te e sono felice, anche se solo per un attimo.

Ciao, mamma.

Il mondo, se te lo carichi sulle spalle, pesa. Troppo.

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Però non puoi dire che non stia lottando. Sto lottando come un forsennato per dare un senso a tutto questo macerarmi dentro.
Purtroppo, come ho detto anche stasera al G.G.s.b., è tutto un reset continuo. Fai un passo, ti alzi un attimo e poi torni giù.
Ho ancora i palloncini in macchina.

Ciao, mamma.

Basta poco.

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Basta poco per ripiombare nel baratro.
Chiudere la porta e uscire.
Basta un roditore.

Mi spiace.

Ciao, mamma.

PS: scusa, so che non ti rendo onore.

28.

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Come i buoni motivi per finire l'Università in fretta.
Come le volte durante il giorno in cui penso di perderMi.
Come i litri di pioggia che mi sono preso in testa oggi causa la genialata di dimenticare l'ombrello in macchina.

Non riparto ma almeno faccio finta.

Ciao, mamma.

I sommersi e i salvati.

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Sono sempre più persuaso dell'idea che il mondo, "stringi stringi", si divida in due categorie.
Quelle che ho scritto lì, poco più in alto, riprendendo la dicitura di Primo Levi, uno che era un salvato ma si sentiva comunque sommerso. Ed è morto sommerso.. E qui sta piovendo parecchio, per cui ti lascio immaginare.
Mi sento molto sadico in questo periodo. Mi piacerebbe poter avere una siringa gigante per poter iniettare in ogni persona nel mondo (anche se tante non ne hanno bisogno perché sanno di cosa sto parlando) un pò della "fragilità" che, da quel giorno che sai tu, accompagna tutto quello che faccio.
E' incredibile pensare a volte come basti un solo evento a cambiare la storia di una, dieci, mille vite.

A noi, a te, questa cosa è successa. E' cambiata la tua vita.
Sono cambiate le nostre. Ridi e poco dopo ti chiedi perché stai ridendo. Guardi le persone che ti stanno vicine chiedendoti: "tra quanto ti perderò?".

Fino all'ultimo giorno abbiamo sperato. Fino all'ultimo giorno io mi sono fatto forte di qualsiasi notizia su terapie, ritrovati medici, cure che potessero tenerti vicina a noi. Qui con noi.

Ora non mi interessa più. Mi arriva a casa la tessera dell'AIRC e la butto. Mi arriva il giornalino e non riesco a sostenere lo sguardo, anche solo per la copertina. Sento parlare della malattia, per radio, e spengo la radio. Idem per la tv.

Eppure. Eppure qualche segnale qua e là si vede. Magari sono io che devo guardarmi meglio dentro.
Ma è troppo poco. O, meglio, non mi basta più.

Domani inizio i 2 mesi di terapia per la patologia rara.
Domani do il primo esame dopo un anno e mezzo all'università.
Domani, respiro.

Siamo sommersi, siamo I sommersi.

Ciao, mamma.

Vitamina C.

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Per cui spremute d'arancia frequenti durante la giornata.
E poi cortisone, per 2 mesi, prima di un'altra gastro di controllo.
Questa la terapia contro la rara disfunzione che, pensa un pò, ho scoperto di avere.
Se ne sa poco, così mi è stato detto. Bene.
Non c'è che dire, sono proprio speciale.

Ciao, mamma.

Yes, man.

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Film molto interessante, soprattutto a livello di "concetto".
Ma io ho il problema inverso, devo imparare a dire dei NO. Devo imparare, soprattutto, a DIRMI dei NO.

No, no e poi no.
Sennò finisce che mi guardo allo specchio e non mi riconosco più.
Non è giusto, nei miei confronti, nei confronti degli altri, nei tuoi confronti soprattutto.

Ciao, mamma.

Un ragazzo.

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Intanto, buon anno.

Stasera, dopo circa 2 anni (credo), ho rivisto "About a boy". E' uno di quei film che cito sempre quando qualcuno chiede informazioni riguardo i miei generi cinematografici preferiti. Le commedie disimpegnate alla "About a boy". Ma forse in realtà non è vero niente. Forse non ci ho capito mai niente di quel film, di questo film. Forse ho iniziato a capirlo solo ora. Anche stasera mi ha fatto fare gli occhi lucidi. Cazzo, è una commediola in disimpegno, no? Perché gli occhi lucidi? Forse c'è qualcosa di più, sotto.

Scena madre di stasera.
Marcus a Will (=Hugh Grant): "Hai ragione, tu non puoi aiutarmi. Come potresti? Sei solo una persona stupida che ciondola in giro, che guarda la tv e compra cose. Non te ne importa di nessuno e a nessuno importa niente di te".

Forse è questa la mia vera natura. E lo dico senza un minimo di autocommiserazione, di falsa modestia, di masochismo macchiato di autocompiacimento. Per una volta cerco di essere realista.
Forse tutto quello che faccio "per il prossimo", lo faccio per me, per sentirmi in pace con me stesso. Come quando Will va a comprare le scarpe a Marcus, un pò di sterline per sentirsi meglio.
Forse è questa la mia vera natura. E allora, se le cose stanno così, prima di "riuscire a mandare tutto a puttane" (altra cit. dal film), conviene che ci dia un taglio, netto, col passato.
Basta con la menata che siamo tutti isole. Basta con l'amore=sfida. E' ora di riprendere ad amare, a soffrire, a sbatterci la testa, a smetterla di intrallazzare come se fossi un povero fissato.
In questi giorni di festa mi è capitato di fare pensieri e discorsi assurdi, senza contare che tutto svanisce nel nulla della neve e viene spazzato via dal vento.

Ma guarda te se certe riflessioni dovevano saltarmi fuori dopo aver ri-visto una commedia in disimpegno. E io non sono, esteticamente, Hugh Grant eh. Ma neanche lontanamente.

E, forse, il bello delle feste è che prima o poi finiscono. E quando finiscono viene il momento di tirarsi su le maniche.
Da domani, anzi, essendo passata la mezzanotte, da oggi.
Non da domani, da oggi.

Ti ho qui di fianco, per favore, aiutami anche tu.

Ciao, mamma.