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Sensazione.

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E' talmente una cosa preziosa che ho difficoltà ad afferrarla tutta.
E' come se avessi trovato per caso un diamante in mezzo alla sabbia.
La mia volontà è quella di custodirlo con tutta la cura del mondo.
Ci proverò.

Ciao, mamma.

Ah, se puoi, dammi un cenno di assenso. Mandami un segnale..

C'è un motivo.

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C'è un motivo per il quale, se esiste l'inferno come tradizionalmente/culturalmente lo intendiamo, io brucerò per l'eternità tra le fiamme.
E questo motivo si chiama "roditore".
Inferno in terra e non solo, perché la cosa non cambierà nel futuro.
E' più forte di me, non so che farci. Ho lottato duramente ma per un passo che faccio avanti, ne faccio 2 indietro. Anzi, forse di più.

Sono pieno di cerchi che non riesco a chiudere (grazie Laurence).
Perché il "roditore" che ha fatto sì che io dovessi rispondere col silenzio al rumore, se ne sta lì, probabilmente ridendo della mia debolezza.

Avrei una serie infinita di parolacce da dire ma il posto non mi piace.
Qui parlo di me, ma parlo soprattutto di te, mamma.
E tu non c'entri niente con questa storia brutta e dolorosa, anzi, ne hai sofferto anche tu.
E, se è vero che dopo questa vita ce n'è un'altra, ne stai soffrendo anche in questo momento. E se potessi verresti a bastonarmi. Magari lo facessi, sarebbe la volta buona che in un colpo solo riprendo vita spiritualmente e, nel contempo, decido di abbandonare per un pò questo schifo che è dentro di me.

Scusami, mamma.

PS: seconda gastro in 2 mesi, fatta 18ore fa. Sarà la sedazione, ma ora mi sento sveglio, troppo sveglio. E invece è tardi, troppo tardi.

Gran Torino.

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Io non so niente della vita o della morte, un pò come il pretino 27enne appena uscito dal Seminario del nuovo, splendido, film di Eastwood.

So solo, però, che andare al cinema da solo mi piace e non poco.

Ciao, mamma.

E' consolante.

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E' consolante pensare che qualcuno, per una volta, ha ascoltato i miei sfoghi senza poi farmi la paternale. E poco importa che ciò sia avvenuto in un contesto particolare.
Ho bisogno di spiegarmi il perché alcuni eventi del passato abbiano inciso in maniera così profonda su quello che sono ora. Senza farmi particolari colpe, che tanto non serve.

L'effetto weekend a Tonezza purtroppo alla lunga si perde, anche se ho fatto di tutto per tenermi vicine tutte quelle sensazioni di eternità, di luce.

E' stata una settimana tremendamente normale, se tralasciamo i 3 goal in 2 partite e qualche altro contatto interessante. Mi ritrovo a parlare di matrimoni, di lunghi fidanzamenti, di crisi economica, di gente che è a casa da lavorare. Di drammi.

E la Veri che piange, come ha fatto stamattina, davanti alla tua immagine. E quando piange la Veri, crolla il mondo. Perché ti rendi conto che tutto il resto non conta assolutamente niente. Contano le sue lacrime, preziose, che mi ricordano quanto sono manchevole e quanto tu mi manchi (che sono due cose diverse, molto diverse). Per fortuna poi ci sono altri contatti che fanno sorridere, che ravvivano le cose. La Silvia Cardinal, ad esempio, in vena di sorprese telefoniche in questi giorni. La Ma.Bon, che mi sta seguendo in questo cammino in salita sulle strade della vita (che sia parte del testo di una canzone che forse (NON) varrebbe la pena di scrivere?).

Poi per il resto si ricade sempre negli stessi errori, negli stessi "vorrei ma non posso".
E allora, per impegnare un pò di tempo, oltre allo stage in libreria, alle ripetizioni, al calcio, alle letture (mancate. Ho un casino di libri fermi in questo periodo), ripenso alla questione "università". E penso che sia il caso di mettere fine a questo percorso che dura da troppo tempo.

Entro l'anno, bisogna, entro l'anno.
Anche per quel progetto che vorrei riuscire a portare a termine.

E poi? E poi boh. Poi Santiago (forse con Sara, forse con la compagnia di San Bonifacio, forse da solo). Poi a mangiare tigelle ogni tanto (che riempiono la panza in un modo assurdo). Poi a fare a cazzotti con i fantasmi, con i mostri, con gli inutili roditori.

E' consolante.
Ma in realtà forse non consola un bel niente.

Ciao, mamma.

Perché alla fine..

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..se togli tutto, non è che resta niente.
Resti tu. Ed è quello che io voglio.

Oggi compio 26anni. Festeggia con me.

Ciao, mamma.

Ecco, questo mi piace.

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«IL DIO IN CUI NON CREDO» (JUAN ARIAS)

«Molti atei non credono in un Dio in cui anch’io non credo» (Card. Maximos IV).

Questo scritto è la mia parola di fede semplice e onesta per i miei amici non credenti.
Sì, io non crederò mai in:
Il Dio che «sorprenda» l’uomo in peccato di debolezza. Il Dio che condanni la materia.
Il Dio che ami il dolore. Il Dio che sterilizza la ragione dell’uomo.
Il Dio che benedica i nuovi Caini dell’umanità.
Il Dio che si faccia temere. Il Dio che non si lasci dare del tu. Il Dio nonno di cui si possa
abusare.
Il Dio che si faccia monopolio di una Chiesa, di una razza, di una cultura, di una casta.
Il Dio che non abbia bisogno dell’uomo. Il Dio lotteria con cui si vinca solo a sorte.
Il Dio arbitro che giudichi sempre col regolamento alla mano.
Il Dio solitario. Il Dio incapace di sorridere di fronte a molte monellerie degli uomini.
Il Dio che «giochi» a condannare. Il Dio che «mandi» all’inferno.
Il Dio che non sappia aspettare. Il Dio che esiga sempre dieci agli esami.
Un Dio capace di essere spiegato dalla filosofia.
Il Dio che adorano quelli che sono capaci di condannare un uomo. Il Dio incapace di redimere
la miseria.
Il Dio che esiga dall’uomo, perché creda, di rinunciare a essere uomo.
Il Dio che non accetti una sedia nelle nostre feste umane.
Il Dio che è capito soltanto dai maturi, i sapienti, i sistemati.
Il Dio che non è temuto dai ricchi alla cui porta sta la fame e la miseria.
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Il Dio capace di essere accettato e compreso dagli egoisti.
Il Dio onorato da quelli che vanno a messa e continuano a rubare e a calunniare.
Il Dio asettico, elaborato in un gabinetto scientifico da tanti teologi e canonisti.
Il Dio a cui piaccia la beneficenza di chi non pratica la giustizia.
Il Dio che condanni la sessualità. Il Dio del «me la pagherai».
Il Dio che si penta qualche volta di aver regalato la libertà all’uomo.
Il Dio che si accontenti che l’uomo si metta in ginocchio anche se non lavora.
Il Dio muto e insensibile nella storia di fronte ai problemi angosciosi della umanità che soffre.
Il Dio morfina per il rinnovamento della terra e speranza soltanto per la vita futura.
Il Dio che crei discepoli che disertano i compiti del mondo e sono indifferenti alla storia dei loro
fratelli.
Il Dio di quelli che credono di amare Dio, perché non amano nessuno.
Il Dio che è difeso da quanti non si macchiano mai le mani, non si affacciano mai alla
finestra, non si gettano mai nell’acqua. Il Dio a cui piacciano quelli che dicono sempre: «tutto
va bene».
Il Dio di quelli che pretendono che il sacerdote cosparga di acqua benedetta i sepolcri
imbiancati delle loro sporche manovre. Il Dio dei preti che pretendono che si possa
criticare tutto e tutti all’infuori di loro.
Il Dio che giustifichi la guerra. Il Dio che ponga la legge al di sopra della coscienza.
Il Dio che sostenga una chiesa statica, immobile, incapace di purificarsi, di perfezionarsi e di
evolversi.
Il Dio che non sappia perdonare qualche peccato. Il Dio che preferisca i ricchi.
Il Dio che «causi» il cancro, che «invii» la leucemia, che «renda sterile» la donna o che «si
porti via» il padre di famiglia che lascia cinque creature nella miseria.
Il Dio che possa essere pregato solo in ginocchio, che si possa incontrare solo in chiesa.
Il Dio che non salvi quanti non lo hanno conosciuto ma lo hanno desiderato e cercato.
Il Dio che non vada incontro a chi lo ha abbandonato. Il Dio incapace di far nuove tutte le cose.
Il Dio che non abbia una parola diversa, personale, propria per ciascun individuo.
Il Dio che non abbia mai pianto per gli uomini. Il Dio che non sia presente dove vibra l’amore
umano.
Il Dio che si sposi con una politica. Il Dio che non possa essere pregato sulle spiagge.
Il Dio che non si riveli qualche volta a colui che lo desidera onestamente.
Il Dio per cui gli uomini valgono non per ciò che sono ma per ciò che hanno o che
rappresentano.
Il Dio che accetti come amico chi passa per la terra senza far felice nessuno.
Il Dio che non sappia offrire un paradiso in cui noi ci sentiamo fratelli e in cui la luce non venga
solo dal sole e dalle stelle ma soprattutto dagli uomini che amano.
Il Dio che abbracciando l’uomo già qui sulla terra non sappia comunicargli il gusto, la gioia, il
piacere, la dolce sensazione di tutti gli amori umani messi insieme.
Il Dio incapace di innamorare l’uomo. Il Dio che non si sia fatto vero uomo con tutte le sue
conseguenze.
Il Dio nel quale io non possa sperare contro ogni speranza.
Sì, il mio Dio è l’altro Dio.

Ciao, mamma.

I post in canna.

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In questi giorni di non scrittura, in realtà la mente viaggia alla velocità della luce.
Sono giorni in cui mi diverto a travestirmi da tutto e da contrario di tutto.
E' un pò come andare a mangiare al ristorante messicano a Vicenza e finire per mangiare pepitas di pollo (evitando accuratamente la salsa piccante) e papas fritas (si scrive così? boh. Comunque sono le patatine fritte). Insomma, roba da McDonald's.
Però alla fine c'ero andato per la compagnia (e per il compleanno) per cui mi va bene così.

Si parla con gente interessante, con gente che ha ancora gli occhi che riescono ad illuminarsi per il "bene". Poi ci si trova all'1,15 a Torri di Quartesolo a cercare di far partire una macchina. E imparo che forse nelle auto, come nei pc, c'è un tasto RESET che nel caso di problemi riporta la macchina alla configurazione originaria. Che sia vero o è una minch**ta?

Lo stage in libreria prosegue.
Ho iniziato un corso all'università sabato, cioé ieri. Certo che mi costerà una fortuna tra parcheggio, pedaggio autostradale, varie ed eventuali. 8euro ogni sabato per 10 lezioni. 80 euro? Cavolo.
E poi la Grande Confusione. Alle soglie dei 26anni, che quest'anno festeggerò forse nel modo migliore. Via da qui, anche se solo per 3 giorni.

E poi il tourbillon di emozioni che un pò cerco e un pò cercano me, con l'insoddisfazione che deriva dal fatto di NON SAPERE COSA VOGLIO.
O meglio, voglio stabilità, ma attraverso che strada arrivarci?

Ciao, mamma.