Twitter
RSS

Impotenza.

Mangio impotenza (assieme al pane, maledetto, che non dovrei mangiare), respiro impotenza, vivo di impotenza. Come fanno "gli altri" a dirti di non piangerti addosso, di reagire, di tirare fuori "la forza che hai dentro" (cit.)?
Come fanno, se non sanno? Non sanno, non sanno proprio niente.
Non sanno cosa voglia dire vivere come quelli che son sospesi, con un papà che, vivaddio, si sta facendo delle corse che manco Bordin dei bei tempi, con una casa da far finta di mandare avanti, a fatica, con 1000 impegni da programmare e con quel perdurante senso di colpa che ti si appiccica sulle spalle e ti fa fare un passo avanti e due indietro.
E senti il peso del tempo che passa (tra 5 giorni sono 4 mesi, mamma) ma vedi tutto in funzione di quel 30 maggio. Che senso ha? Contare il giorno e considerare che, per una vita standard, dovrei vivere altri 50 di questi anni, cioé altri 150 di questi 4 mesi?
Cosa resta delle mie giornate, delle tante cose da fare, di tutto il tempo che wasto (all'inglese) davanti a questo pc, del desiderio (neanche tanto nascosco, per la verità, in questo periodo) di avere al mio fianco una persona che provi a farmi tornare a sorridere?
E poi quella disillusione nei confronti di tutto. E' una delle cose che più mi aprono il petto. La disillusione. Non che fosse salutare vivere costantemente respirando aria sana e pulita di utopia, ma questo salto, dio, questo salto.

Sì, mi sto piangendo addosso, beh, non ti va?
Allora vai a leggere da un'altra parte, che qui scrivo per me, non per te.
Scrivo per me, nella speranza, un domani, di potermi rileggere e di rendermi conto che il peggio è passato.

Mamma, miss you.
umberto

Comments (0)